Nel 2025 parlare di Mussolini dovrebbe far tremare ancora le fondamenta di questa Repubblica. E invece c’è chi lo chiama ‘grande statista’, chi lo giustifica, chi lo rimpiange. C’è chi ha imparato a memoria le sue frasi, ma ha dimenticato i morti nei campi, la censura, l’omicidio Matteotti, le leggi razziali. A Mussolini non si deve rispetto. Si deve memoria. Ma non quella imbalsamata, tiepida, da libro di scuola. No. Serve una memoria sporca, viva, che grida, che disturba. Perché se oggi hai paura a dire quello che pensi, Mussolini non è tornato, ma il suo fantasma è già qui. Se accetti leader che parlano alla pancia, che vogliono ordine, che disprezzano la libertà, stai già apparecchiando il tavolo per la dittatura. E allora mi domando: che faremmo se Mussolini tornasse? Ma soprattutto: non è che non è mai del tutto andato via? Se a qualcuno infastidisce questa domanda, bene. È il primo passo. Revocare la cittadinanza, il secondo. Perché ogni targa col suo nome è un insulto ai perseguitati. Ogni riconoscimento un silenzio sulla violenza. Ogni onorificenza una riga di fango scritta sulla Costituzione. I comuni che gli concessero la cittadinanza lo fecero per paura, per convenienza, per servilismo. Revocarla oggi è un atto di liberazione. Perché credo che non si possa essere democratici a metà. Vi è poi l’aspetto della priorità che spesso viene citato. Certo lo si poteva e doveva fare prima, ma questo non può essere di ostacolo nel farlo oggi. La Costituzione si fonda sull’antifascismo. E’ un principio non negoziabile. Tenere la cittadinanza onoraria a Mussolini significa onorare colui contro cui quella Costituzione è nata.
William Casadei