MANUEL SPADAZZI
Cronaca

Il dottor Bianchi radiato a vita: “Mai dati farmaci dopanti. Farò ricorso”

Il medico riminese: “Sono nel mirino da 20 anni, ma non mollo”. Il dottore annuncia un nuovo ricorso: “Ingiusto impedirmi di lavorare”. “La mia vita stravolta dai guai giudiziari: ho dovuto rinunciare alla carriera universitaria”

Bianchi nel 2011, quando fu arrestato per il caso ’Anabolandia’ (foto Migliorini)

Bianchi nel 2011, quando fu arrestato per il caso ’Anabolandia’ (foto Migliorini)

Bianchi, lei si definisce una vittima. Ma in ogni inchiesta legata al doping nel Riminese, in questi anni, il suo nome è sempre saltato fuori...

“È vero. Mi hanno indagato tante volte e ho dovuto affrontare numerosi processi. Ma sono stato condannato una sola volta”.

Per l’inchiesta ’Anabolandia’: lei ha preso 3 anni con l’accusa di essere promotore dell’associazione a delinquere finalizzata a fornire sostanze dopanti. Una condanna definitiva.

“Definitiva solo perché la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso. Sulla vicenda di ’Anabolandia’ avrei parecchio da dire. Mi hanno tirato in ballo mentre facevo uno studio, con l’università di Parma e una casa farmaceutica, sull’uso terapeutico dell’ormone della crescita sulle persone con Alzheimer”.

Ma quei farmaci venivano dati anche agli atleti. Uno dei (tanti) indagati dell’epoca, l’aveva ribattezzata ’dottor Psyco’.

“Io non ho mai fornito dei farmaci dopanti né agli atleti professionisti, né agli altri atleti che seguito. Sono stato assolto in quasi tutti i processi”.

Quasi, appunto. Per questo dice di essere “perseguitato”?

“Sì, sono nel mirino da 20 anni. Giudicato da magistrati che non hanno le competenze per capire il mio lavoro e da colleghi medici che vogliono pontificare su materie che non conoscono”.

Ma le indagini condotte in questi anni contro di lei sono piene di episodi di doping.

“Io non ho mai dopato nessuno. La verità è un’altra”.

Quale, secondo lei?

“In Italia, purtroppo, la scienza medica è rimasta molto indietro sull’endocrinologia e sulla nutrizione sportiva”.

Ha lavorato con tanti sportivi professionisti. Chi erano quelli che si rivolgevano più spesso al suo ambulatorio?

“Maratoneti, ciclisti, triatleti soprattutto. Ma ho lavorato anche con molti atleti di altri sport. Prima che iniziassero i guai, avevo uno studio dotato di strumenti e macchinari all’avanguardia. Poi mi sono dovuto rimensionare”.

A lei si rivolgevano anche parecchi bodybuilder...

“Sì, ma molti venivano per problemi di peso o per avere consigli sulla nutrizione. Mi hanno indagato anche per quello e sono stato assolto”.

Quanto hanno influito, sul suo lavoro, i guai giudiziari?

“Mi hanno stravolto la vita, non solo il lavoro. Ho rinunciato alla carriera universitaria, ho dovuto affrontare tanti problemi”.

Tra un mese compirà 75 anni: dopo la radiazione, non è arrivata l’ora della pensione?

“No, non ancora. Con i miei avvocati (Pier Paolo Piccinini, Gian Paolo Colosimo e Alberto Santoli) impugneremo il provvedimento in Cassazione. È un provvedimento preso senza contradditorio, che ritengo ingiusto. Mi ritirerò soltanto dopo che avrò ottenuto giustizia”.

Ma intanto la radiazione è diventata esecutiva: lei non può più lavorare.

“È così, non posso lavorare. Per ora. Ma non mollo. Darò ancora battaglia con i miei legali”.