Rimini, 15 ottobre 2022 - Vittorio Bianchi torna alla sbarra. Si è aperto nei giorni scorsi il nuovo processo per doping contro il medico riminese e altre cinque persone. Si tratta di personal trainer e istruttori di palestre che devono rispondere, a vario titolo, dell’accusa di uso e vendita di sostanze dopanti. Al dottor Bianchi, già arrestato e poi condannato a 3 anni nell’ambito della maxi inchiesta ’Anabolandia’, viene contestata la vendita di alcuni medicinali ’proibiti’ che, secondo l’accusa, il medico avrebbe fornito per migliorare le prestazioni degli atleti.
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Bianchi si ritrova di nuovo imputato, in seguito all’inchiesta condotta nel luglio 2017 dalla Squadra mobile della Polizia e coordinata dal sostituto procuratoreDavide Ercolani. All’epoca gli agenti avevano scovato un giro di droga in alcune palestre (con la cosiddetta operazione ’Life style’). Ma durante le indagini era emerso come la droga non fosse l’unica sostanza proibita a circolare. Dopo appostamenti e pedinamenti, il 27 luglio 2017 erano scattate le perquisizioni nelle palestre e case di alcuni personal trainer e istruttori. Gli agenti avevano trovato decine e decine di confezioni di sostanze dopanti e farmaci usati per migliorare le prestazioni. I poliziotti avevano fatto un blitz anche da Bianchi, ritenuto il medico che ’prescriveva’ le sostanze ad alcune delle persone coinvote. Nella sua casa erano state rinvenute anche alcune confezioni di lidocaina.
Difeso dagli avvocati Gian Paolo Colosimo e Pier Paolo Piccinini, Bianchi si ritrova così nuovamente a processo dopo la condanna a tre anni per il caso ’Anabolandia’, pena confermata dalla Cassazione nel 2020. I suoi legali sono convinti di poter dimostrare l’estraneità di Bianchi nella vicenda. Secondo la tesi della difesa Bianchi non aveva più nulla a che fare con le altre persone coinvolte, all’epoda dei fatti, e i medicinali trovati in casa sua non sarebbero dopanti. Per un caso analogo a Pesaro il medico è già stato assolto. Nel frattempo il dottore sta continuando a esercitare la professione, dopo che la Cassazione aveva annullato il provvedimento di radiazione a vita dall’ordine dei medici. La sua posizione resta tuttora al vaglio della commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, l’organo disciplinare speciale istituito dal ministero della Salute.