Rimini, 18 dicembre 2024 – “Io gioisco ad ogni femminicidio”. Uomini che odiano le donne, come nel romanzo di Stieg Larsson. Solo che in questo caso non si tratta di fiction e la persona al centro della vicenda – un 30enne di Cesena, residente a Bellaria, ora accusato di maltrattamenti – augurava davvero ogni male possibile alle appartenenti all’altro sesso, incluso “un cancro al seno”.
Secondo lui, la sua compagna meritava di essere presa “a pugni e schiaffi” solamente “in quanto donna”. Per questo non si sarebbe fatto scrupoli a scagliarsi, forse in più di un’occasione, contro la madre di suo figlio, strattonandola e colpendola con pugni nello stomaco nonostante la presenza del bambino. Il tutto accompagnato da insulti irripetibili e minacce di morte pesantissime, che la povera vittima è riuscita a registrare con il telefonino, facendo confluire il tutto in una serie di file audio che sono stati consegnati agli inquirenti. Un atteggiamento violento e prevaricatore, e che secondo il gip del tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, assume i contorni della misoginia vera e propria. Il giudice, all’esito di un’indagine svolta dai carabinieri con il coordinamento del sostituto procuratore Davide Ercolani, ha disposto nei confronti del 30enne – difeso dall’avvocato Paolo Tangerini – la misura cautelare del divieto di avvicinamento, con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico.
La relazione della coppia era cominciata prima dell’epidemia Covid. Dopo una breve frequentazione, i due avevano deciso di andare a convivere e poco dopo era nato anche un bambino. Fin dai primi tempi, tuttavia, secondo la ricostruzione compiuta dagli inquirenti, erano cominciati ad emergere atteggiamenti aggressivi e violenti, specialmente quando l’uomo faceva ritorno a casa dopo aver bevuto troppo. In preda ai fumi dell’alcol, sarebbe riuscito a dare il peggio di sé, tormentando la compagna con continue mortificazioni e vessazioni, spesso accompagnate da minacce e insulti di ogni tipo. Una rabbia cieca e tossica, indirizzata non soltanto verso la convivente, ma in generale nei confronti di tutte le donne. “Voi donne fate schifo... non servite a nulla, date solo fastidio”. “Sei una donna e in quanto tale meriti di morire”. Il tutto anche alla presenza del figlio minorenne. Un astio dettato forse anche dal fatto che l’indagato fosse, già in passato, incappato in una denuncia, in questo caso per violenza sessuale ai danni di un’infermiera (il fascicolo a suo carico risulta essere ancora aperto).
Per un po’, la malcapitata aveva cercato di sopportare in silenzio quella prepotenza. Ma nel tempo la paura che il compagno potesse mettere in atto i suoi propositi, passando dalle minacce alle vie di fatto, era continuata a crescere, specialmente quando l’uomo perdeva il controllo a causa dell’alcol. A fine settembre, rincasando ubriaco, il 30enne aveva ancora una volta dato in escandescenza per futili motivi, aggredendo la convivente nonostante quest’ultima stringesse in braccio il figlioletto. La malcapitata si era salvata grazie all’intervento di un’amica, che era stata a sua volta assalita dall’indagato. Un episodio gravissimo, che ha infine spinto la donna a bussare alla porta dei carabinieri per chiedere aiuto, mettendo in moto l’inchiesta per maltrattamenti.