Rimini, 29 luglio 2024 – Alla ricerca della pistola fumante. Di quella cosiddetta ’prova regina’ per inchiodare Louis Dassilva, colui il quale la Procura ritiene essere il killer di Pierina Paganelli.
È questa la primaria preoccupazione di chi indaga sull’omicidio con 29 coltellate della 78enne testimone di Geova, ammazzata nei sotterranei di via del Ciclamino il 3 ottobre 2023. Ed è per questo che il procedere degli accertamenti irripetibili nei laboratori dell’Università Tor Vergata di Roma – svolti in sede di incidente probatorio dal professor Giardina – tiene tutte le parti in causa con il fiato sospeso in attesa degli esiti definitivi.
E mentre sui vestiti di Pierina nei giorni scorsi è stato effettivamente isolato del Dna comparabile, per quanto in minima quantità a causa dell’ammuffimento dei reperti in questione, la concentrazione dei periti è a più ampio raggio e interessa anche un altro elemento. In particolar modo un tablet, quello che Pierina aveva con sé la sera in cui è stata uccisa e che la polizia scientifica ritrovò all’interno della borsetta della Paganelli, insieme ad altri oggetti che sono ora tutti sotto la lente dei genetisti.
Nello specifico per chi indaga il killer di Pierina avrebbe impiegato alcuni secondi per ricomporre la scena del crimine: ossia gettando di nuovo all’interno della borsa della 78enne alcuni oggetti che vi erano contenuti e che, invece, durante la colluttazione erano caduti. Non solo l’assorbente – che nello specifico non era inizialmente nella sacca, ma ci sarebbe stato gettato dall’assassino –, ma anche il portafoglio della vittima, un pacchetto di fazzoletti, una pezza per pulire gli occhiali, alcune monete, due penne, un ventaglio, diverse tessere e foto, il portatessere con i documenti e, appunto, il tablet.
Proprio sul palmare, su schermo e cover, si troverebbero alcune macchie di sangue da proiezione che non è sicuro possano appartenere a Pierina. Sangue sarebbe anche su una porzione di un fazzoletto tenuto in borsa da Pierina. Anche in questo caso, i reperti sono stati tamponati tra l’11 e il 12 luglio scorsi e qualsiasi esito daranno gli accertamenti sulle sostanze isolate, questi andranno poi comparati con il profilo genetico dell’unico indagato, alla ricerca del famoso ’match’ che potrebbe in quel caso inchiodare il sospettato della Procura.
Dassilva nel frattempo si trova in carcere, per effetto della misura cautelare a suo carico, dal 16 luglio scorso. Una settimana fa la moglie Valeria Bartolucci aveva inoltrato la richiesta di autorizzazione a incontrare il proprio compagno ai ’Casetti’, ma dopo sette giorni l’autorizzazione non è arrivata e oggi, con ogni probabilità, la donna ripeterà la richiesta verificando, nel caso, anche le ragioni di un eventuale rigetto.