"Il luogotenente Luciano Masini è il nostro eroe. Quella notte ha agito per salvare delle vite, le nostre vite". È un coro unanime e compatto quello che si leva dai residenti di Villa Verucchio. Gli abitanti del paese della Valmarecchia fanno quadrato e si stringono attorno al comandante della stazione dei carabinieri, che la notte di Capodanno ha sparato 12 colpi di pistola (di cui 4 a terra e, pare, 8 al corpo) per fermare Muhammad Sitta, il 23enne egiziano che ha seminato il panico accoltellando quattro persone, prima di essere neutralizzato dal militare dell’Arma. Masini, carabiniere esperto e istruttore di tiro, ha aperto il fuoco dopo aver intimato allo straniero – che continuava ad avanzare verso di lui gridando frasi in arabo – di gettare l’arma. Il luogotenente è ora indagato per l’ipotesi di reato di eccesso colposo di legittima difesa. "Un atto dovuto" ha precisato la Procura di Rimini, necessario per consentire agli inquirenti di svolgere i doverosi accertamenti sulla vicenda, a partire dall’autopsia sul corpo di Sitta. La solidarietà nei confronti del carabiniere, a Villa Verucchio, è scattata immediatamente. Per i verucchiesi, Masini - "il nostro comandante" - non ha "commesso alcun crimine". Anzi, "è merito suo se la scia di sangue è stata interrotta e non ci sono state conseguenze peggiori".
Ieri sera residenti e commercianti, in tutto oltre un centinaio di persone, si sono ritrovati in piazza Europa dove hanno affisso uno striscione in segno di vicinanza verso il sottoufficiale dell’Arma. Un sit-in spontaneo per ribadire a Masini che "la cittadinanza è con te". L’iniziativa è stata lanciata dall’associazione di commercianti ’Vieni a Villa Verucchio’, coadiuvata dal commercialista Fabio Fraternali e dall’avvocato Piero Venturi, che ha anche promosso una colletta sulla piattaforma di gofund.me (ma si può donare anche tramite un bonifico bancario) per aiutare "l’eroico carabiniere, che ha messo a repentaglio la propria vita senza pensarci due volte", a pagare le spese legali. "Grati del lavoro svolto dai carabinieri e ringraziando Dio del fatto che non ci sono stati morti tra i cittadini – scrive l’associazione sui social – chiediamo a chi potrà di prendere parte ad una raccolta fondi per sostenere il sottoufficiale dell’Arma". "Siamo grati al comandante della stazione, e a tutti i carabinieri, per il lavoro che hanno svolto a tutela della sicurezza di tutti noi – spiega Paolo Gabriele, titolare del Ghetto 46 –. Questa raccolta fondi, così come il presidio, sono piccoli gesti per testimoniare la nostra stima nei confronti di Luciano. Sarà poi lui a decidere se accettare o meno la somma che andremo a raccogliere. Lo stesso sottoufficiale ci ha anche suggerito di destinare parte dei fondi all’acquisto di telecamere, per aiutare i carabinieri a svolgere ancora meglio il loro lavoro. Questo a dimostrazione del suo attaccamento alla divisa e ai valori che essa incarna. Se ci sarà la possibilità, vorremmo destinare parte delle risorse per aiutare i quattro feriti", due 18enni di Villa e una coppia di coniugi romani di 69 e 70 anni, tutti ricoverati a Cesena con prognosi tra i 20 e i 30 giorni. "Persone – aggiunge l’associazione Vieni a Villa Verucchio – la cui unica colpa è stata quella di ritrovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato".
La dinamica della notte di sangue, culminata con l’uccisione del 23enne egiziano, è ora al vaglio degli inquirenti. In mano della Procura, oltre alle riprese delle telecamera di sorveglianza della zona (inclusa quella della tabaccheria Sapigni di fronte alla quale è avvenuta la prima aggressione), c’è anche un filmato realizzato con il telefonino da un passante. Immagini che immortalano le ultime, drammatiche frasi della vicenda: la macchina dei carabinieri che arriva a sirene spiegate sul posto, Masini che scende dall’abitacolo ordinando a Sitta di gettare l’arma, l’egiziano che avanza brandendo il coltello, poi gli spari. Ma la Procura ha rivolto un appello ad eventuali altri testimoni in possesso di video, invitandoli "a farsi avanti per contribuire alle indagini". Resta nel frattempo il giallo sulle frasi urlate a squarciagola dal 23enne: per la traduzione – non semplice a causa della qualità dell’audio – è stato interessato un arabista.