REDAZIONE RIMINI

Covid, 4 anni e 200mila casi dopo: "Il sistema sanitario resta in stallo"

L’assessore Gianfreda ragiona sul futuro post-pandemia: "Sul territorio colpito il 57% della popolazione"

Covid, 4 anni e 200mila casi dopo: "Il sistema sanitario resta in stallo"

Siamo andati oltre. Oltre i duecentomila positivi (202.191 a essere precisi) solo nel Riminese. Oltre le 20mila morti verificatesi a livello regionale. Oltre anni di sofferenza e di sacrifici. Oltre la parola ’Covid’, che ora appare più come l’inizio di un capitolo ormai chiuso e su cui non si torna a ripassare con piacere. Ci sono voluti quattro anni. Si scrive così, ma si legge 1.500 giorni: pagine di un evento epocale per cui anche Rimini porta ancora i segni sulla pelle e ricordi nella mente di chi di quella piazza Cavour deserta al marzo 2020 non se la leverà mai dalla testa.

Era il marzo 2020, quando quattro anni fa il mondo piombò nella pandemia che per motivi anagrafici non era altro che un sentito dire. Storie di un passato sepolto che invece in pochi istanti è stato capace di cristallizzare il futuro. Un futuro che, pare assurdo, ancora oggi a quattro anni di distanza, deve ancora smaltire le tossine dello tsunami che ci è piovuto addosso con il Covid. A cominciare dal "sistema sanitario – suggerisce lo stesso assessore alle politiche per la Salute Kristian Gianfreda –, che rimane in uno stato di stallo. La pandemia ha impegnato il personale sanitario oltremodo, abbiamo scarsità di personale, e in regione dobbiamo ancora ammortizzare i costi del Covid. Nella provincia di Rimini, dal 9 marzo 2020 ad oggi (come riporta l’analisi Lab 24 del Sole 24 Ore, ndr) si sono registrati oltre 200mila casi di contagio, colpendo circa il 57% della popolazione, superando la media nazionale del 44%. Siamo stati tra le province più colpite, a dover chiudere prima, con due anni davvero complessi, con concittadini che hanno perso la vita, in un clima attraversato da angosce e paure, da quelle di salute a quelle economiche, connesse alle chiusure forzate e a inaspettati cambi di paradigma che rendevano l’orizzonte futuro molto incerto".

Incerto, meglio di inesistente, come è apparso a lungo da dopo il lockdown del 2020, quando di Rimini si è arrivato a parlare persino oltreoceano e non per la ’dolce vita’ o il paradiso turistico, bensì per la ’cattura’ dell’uomo sul materassino in spiaggia. Intervento della polizia locale che, ripreso dall’alto dal drone, fece il giro del mondo e ritorno diventando una delle cartoline italiane della pandemia. Ma la goliardia è stata appena una sfumatura tenue in un quadro buio, fatto di abbracci negati, di isolamenti forzati e di uno stravolgimento durato in tutto tre anni in cui l’anormalità si è vista togliere la ’a’ iniziale. Temendo non si potesse tornare più indietro.

Ma Rimini si è rialzata. Sono tornate le fiere in presenza. Sono tornati i flussi turistici, anche dall’estero, è tornata piena la piazza Cavour del sabato. Anche se un’altra lezione è entrata nel retaggio della città: "Ci serve un’organizzazione migliore e diversa, più vicina alla gente, soprattutto i più fragili – completa l’assessore Gianfreda –. Nel nostro piccolo come distretto socio sanitario abbiamo messo in campo un piano sperimentale per non lasciare nessuno indietro e assicurare un’equità: questo si concretizza nelle creazione di tre case di comunità, nei Cau, negli 11 snodi territoriali che andremo a realizzare entro il 2026 per implementare le attività a domicilio e potenziare la cifra ‘di vicinato’ dei servizi socio sanitari, una mappatura costante, con la sinergia anche dell’università, dei luoghi in cui c’è più bisogno di intervenire e altre misure che vanno nella direzione della prossimità".

f.z.