REDAZIONE RIMINI

"Costretti a tuffarci con una fune legata in vita"

I marinai di salvataggio esprimono preoccupazione per l'uso di boe e funi in mare, ritenendoli un ulteriore rischio. Le nuove direttive della Capitaneria sollevano dubbi sulla praticità e l'efficacia di tali strumenti, evidenziando la mancanza di mezzi adeguati per i soccorsi in mare. La tensione cresce sulla spiaggia, con salvataggi compromessi dalla pausa pranzo delle torrette.

"Costretti a tuffarci con una fune legata in vita"

"Boe e funi per noi rappresentano un ulteriore rischio in mare". Nella lista delle cose che non vanno in spiaggia, l’associazione dei marinai di salvataggio inserisce anche le boe a 50 metri dalla battigia per segnalare l’acqua che si alza, e le funi.

La Capitaneria ha avviato la sperimentazione. "Si tratta di funi che dovremmo legarci in vita quando usciamo in mare per un intervento - spiegano i marinai di salvataggio -. Nel momento in cui prendiamo contatto con la persona da riportare a riva, un collega dovrebbe cominciare ad avvolgere la cima, riportandoci a riva. E’ come se venissimo ‘pescati’ in mare". Questa è la teoria, ma nella pratica "stiamo parlando di sistemi che non si usano più da vent’anni perché non hanno dato risultati". Non solo. "Leggendo la nuova direttiva e l’ordinanza balneare ci troviamo con la richiesta di legarci in vita una corda e gettarsi in mare sperando che il collega ci ripeschi, ma con le torrette alternate nella pausa pranzo, il collega più vicino sarà a 300 metri. Chi ci ripesca?".

Ci sono anche altre variabili da considerare, ad esempio il mare mosso e le correnti visto che di norma i salvataggi vengono effettuati in condizioni limite del mare. In questi casi, secondo i salvamenti, quella corda sarebbe un intralcio e un potenziale pericolo. "Ma sono un rischio anche le boe a 50 metri dalla riva per segnalare che l’acqua si alza. Per noi che usciamo in mare con il moscone, ed anche per le operazioni di salvataggio sono un ulteriore ostacolo".

Per i marinai i nuovi strumenti di sicurezza sono ancorati al passato, mentre quello che serve non si trova sul nostro litorale. "A Jesolo hanno rescue board, tavole spinali e moto d’acqua per salvare le persone in mare. A noi danno i rulli da piazzare ogni 500 metri (in via sperimentale ndr)".

La tensione sulla spiaggia sta salendo, e siamo solo agli inizi dell’estate. I salvataggi non hanno ancora digerito la pausa pranzo lavorativa, ma a torrette alternate. Il bagnante si troverà la bandiera bianca dove la torretta è attiva tra le 12,30 e le 14,30, e la doppia bandiera rossa nella torretta dove si fa pausa pranzo. Di fatto sarà attivo un salvataggio su due. "Dovremo controllare un fronte di 300 metri. Ci tuteleremo con una assicurazione. Stiamo promuovendo una campagna tra di noi per sottoscriverla. Ci sono troppe cose che non condividiamo. Ad esempio da quest’anno saremo dotati anche di ossigeno da somministrare al bagnante se necessario. Ma bisogna essere in due, da norma. Come faremo se il collega è a 300 metri di distanza?".

a.ol.