Chiude ‘Motivi’, si spegne un’altra vetrina

Hanno dovuto ripeterlo più volte alle clienti incredule entrate a curiosare i nuovi arrivi primaverili. "Ci dispiace, oggi è il nostro ultimo giorno, per i vostri acquisti dovrete andare al punto vendita delle Befane". E’ stata questa la risposta delle commesse di ‘Motivi’, negozio di abbigliamento presente da vent’anni al numero 153 di corso d’Augusto, a due passi da piazza Cavour. A pochi giorni di distanza dalla chiusura del vicino Foot Locker, si spegne un’altra vetrina nel salotto buono di Rimini. Anche in questo caso, nessun preavviso, nessun segnale che lasciasse presagire una crisi, anzi. Dopo i saldi invernali era cominciata la stagione delle vendite primaverili. Poi, pochi giorni fa, la doccia gelata: il negozio avrebbe chiuso i battenti entro l’ultimo weekend di marzo. Rassicurate le tre commesse che, pare, saranno destinate dall’azienda - il gruppo Miroglio, colosso piemontese dell’abbigliamento - ad altri punti vendita sul territorio. Rimane l’amaro in bocca per la notizia dell’ennesima chiusura in un centro storico che, secondo gli addetti ai lavori, è oramai esposto al rischio desertificazione. Usa proprio queste parole Gianmaria Zanzini, presidente di Federmoda-Confcommercio: flagellati da costi fissi difficilmente sostenibili e penalizzati dai rincari che erodono il potere d’acquisto delle famiglie, i negozi di prossimità non hanno altra scelta che abbassare le saracinesche. "Nel giro di dieci anni, in Italia sono spariti 6 negozi su 10", sospira Zanzini. "Dare la colpa solo alla mancanza di parcheggi o alla concorrenza del commercio online significa non aver compreso a fondo il problema", chiarisce. Per salvaguardare i negozi e "il decoro dei centri storici", è necessario che "il Comune vigili sulla pianificazione commerciale con la stessa attenzione con cui ha riqualificato i monumenti, sostenendo i negozi tradizionali".

Maddalena De Franchis