
Il bar ristorante di spiaggia
Rimini, 27 febbraio 2024 – Il giallo del bar ristorante in vendita. O no? Appunto. L’unica certezza in questa faccenda è che sul sito di una nota agenzia immobiliare cittadina, specializzata in attività di spiaggia, compaiono (o comparivano, almeno fino a ieri sera) foto e informazioni relative a un annuncio di cessione di attività: ’Rimini, vendesi sulla spiaggia chiosco bar ristorante. 600.000 euro’. Seguono informazioni puntuali: 90 metri quadri di superfice, lotto demaniale di 210 metri circa, indicazioni sul fatto che il lotto è "predisposto per la ristorazione e composto da tutte le attrezzature interne che servono per il lavoro".
Persino una mappa che colloca l’attività all’altezza dei bagni 60-62 di Rimini sud. Peccato che il titolare della concessione balneare - ricompresa all’interno di Spiagge Rimini guidata da Mauro Vanni - assicuri di non saperne nulla. Aggiungendo, attraverso lo stesso Vanni, che la sua attività "non è in vendita", e che chiamerà "subito l’agenzia immobiliare per far rimuovere l’annuncio".
Dall’agenzia, tra le più conosciute e stimate del territorio, si trincerano dietro un ’no-comment’. Nessuna conferma nè smentita. "Non è in vendita nessuna attività balneare all’interno del nostro blocco – spiega Mauro Vanni – che va dallo stabilimento numero 47 al numero 62 (di quest’ultimo è titolare, ndr). Sono presenti sette chioschi bar. Tra questi l’attività al bagno 47, l’ex ristorante Basilico, è di proprietà. Le altre sono in concessione. Ma, ripeto, nessuna di queste è in vendita, nè le spiagge nè i pubblici esercizi".
La questione della compravendita delle attività sulla spiaggia è vecchia come il cucco. Di fatto la concessione demaniale resta nella disponibilità di chi l’ha ottenuta, che può procedere alla cessione del diritto alla concessione per l’immobile e l’attrezzatura. Non ovviamente, nel caso si tratti di stabilimenti balneari, della ’zona d’ombra’, insomma la sabbia, che è dello Stato.
Insomma - ma la questione è un ginepraio di sentenze controverse e contrastanti - fino al 31 dicembre 2024, a fronte della proroga delle concessioni scadute lo scorso 31 dicembre, in teoria un titolare può cedere il proprio diritto. Quali sia il valore da attribuire allo stesso, a fronte del caos normativo imperante, pare davvero arduo da stabilire. I 600.000 euro indicati nell’annuncio sembrano tanti, anche se a qualcuno la tentazione di comprare poteva forse venire, considerando i soli 3.225 euro di canone annuo che lo Stato chiede agli operatori.