Le mani strette attorno al collo per strangolarla. E poi pugni in faccia. Persino un cazzotto proprio lì, sulla pancia, dove è ancora ben visibile la cicatrice del parto. È questa, secondo la ricostruzione degli inquirenti, la feroce aggressione messa in atto da un 44enne del Bangladesh nei confronti della moglie, una connazionale più giovane di lui.
Il giudice per le indagini ha disposto il giudizio immediato per il 44enne, difeso dagli avvocato Maurizio Ghinelli e Gianguido Maggioli. La decisione è stata presa a seguito della richiesta avanzata dal pubblico ministero Luca Bertuzzi (in foto).
Secondo quanto emerso dalle indagini preliminari, l’imputato avrebbe sottoposto la moglie a ripetuti episodi di violenza fisica e psicologica, generando un clima di terrore domestico. Tra le accuse mosse contro di lui, episodi documentati che risalgono all’estate del 2024, quando avrebbe trascinato la donna con l’auto dopo una lite, facendola cadere a terra, e successivamente aggredita in più occasioni. In un episodio particolarmente grave avvenuto in ottobre, l’uomo avrebbe colpito la malcapitata al viso, causandole lesioni documentate da un referto medico. In quella circostanza, le avrebbe sottratto il cellulare per impedirle di chiedere aiuto e chiuso a chiave la porta di casa, lasciandola priva di possibilità di fuga per circa due ore.
Le accuse a carico dell’imputato includono maltrattamenti aggravati, lesioni personali e violenza privata. Le indagini hanno evidenziato come l’uomo, nel corso degli anni, avrebbe esercitato un controllo oppressivo sulla moglie, arrivando a minacciarla di distruggere i documenti di identità e costringendola a chiudersi a chiave in camera da letto per sfuggire alla sua rabbia e non dover subire ulteriori aggressioni.
Attualmente l’uomo è sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. Il dibattimento è fissato per il 24 febbraio in tribunale, a Rimini. Dopo aver subito a lungo le presunte angherie, la vittima ha trovato il coraggio di denunciare le vessazioni subite alle forze dell’ordine, alle quali si è rivolta per formalizzare una denuncia a carico del marito e padre di sua figlia.