Rimini, 8 maggio 2023 – Il turismo di massa è nato lì, nelle colonie. Per decenni milioni di italiani hanno scoperto il mare (e le vacanze) grazie ai soggiorni nelle colonie marine. Le prime aprirono - nella seconda metà dell’800 - come sanatori per curare i tanti bambini affetti da tubercolosi e altre malattie, su intuizione di due medici in particolare: il fiorentino Giuseppe Barellai e il riminese Ruggero Ugolini.
La svolta con l’avvento del fascismo. Le colonie si moltiplicarono e diventarono, sotto la spinta del regime, luogo di socializzazione e formazione, per diffondere l’ideologia fascista. Nel ventennio "milioni di bambini italiani hanno visto per la prima volta in mare andando in colonia – ricorda lo storico Stefano Pivato, ex rettore dell’università di Urbino, autore del libro Andare per colonie estive (edito da Il Mulino) – e alcuni dei più grandi architetti si cimentarono nella loro realizzazione".
Poi, dagli anni ’60, il lento e inevitabile declino delle colonie.
Di quelle ‘cattedrali’ affacciate sul mare oltre la metà sono chiuse da decenni. Abbandonate a loro stesse, diventate – in molti casi – rifugio di sbandati e spacciatori, condannate al degrado. Lo sa bene l’Emilia Romagna, che contava ancora fino a pochi anni fa circa 250 colonie marine da Ravenna a Cattolica. Alcune sono state abbattute, altre lo saranno presto – per fare spazio ad appartamenti. Poche quelle che hanno avuto una seconda vita.
A Cesenatico e Rimini alcune sono diventate sedi di scuole. Sempre a Cesenatico, la Veronese è stata ristrutturata e trasformata in un albergo a cinque stelle, il Grand Hotel Leonardo da Vinci, inaugurato dal gruppo Batani nel 2013. A Riccione, dove sorgeva la colonia Dalmine, c’è dagli anni ‘80 l’hotel Le Conchiglie, uno dei più grandi della Riviera. Ma è chiuso da tempo: dopo il fallimento della proprietà l’edificio è all’asta e anche l’ultima è andata deserta. Dal 2000 l’ex colonia Le Navi, dopo un importante restyling, ospita l’Acquario di Cattolica.
Sono alcuni dei – pochi – mirabili esempi di rinascita delle storiche colonie marine. Una rinascita frenata spesso dai numerosi vincoli architettonici e paesaggistici, da norme che scoraggiano (fatta qualche eccezione) gli investimenti di imprenditori italiani e stranieri.
A Rimini qualcosa finalmente si sta muovendo, dopo tanti progetti falliti spesso sul nascere. Nel 2022 l’albergatore Orfeo Bianchi e l’imprenditrice Linda Gemmani (ex dirigente dell’azienda di famiglia, Scm) hanno comprato all’asta per 5,2 milioni la Bolognese. Iinaugurata nel 1932, ora l’obiettivo è farne "un grande hotel cinque stelle con servizi di altissima qualità". Una scommessa che tanti, a Rimini e non solo, sperano non resti isolata.
Ma per favorire la riqualificazione di quelli che Pivato definisce – nel suo libro – dei ‘monumenti parlanti’, occorre sciogliere lacci e lacciuoli della burocrazia. E per questo il 3 maggio il presidente della Regione Stefano Bonaccini, insieme agli assessori Andrea Corsini (Turismo) e Barbara Lori (Pianificazione), ha incontrato i sindaci di Rimini e Riccione sulla questione delle colonie. L’obiettivo? Trovare soluzioni e strumenti urbanistici per stimolare la rigenerazione delle colonie. "Abbiamo già approvato la legge sui condhotel (consente di realizzare edifici con hotel e appartamenti turistici con tutti i servizi alberghieri, ndr) per favorire la destinazione d’uso turistico. Siamo pronti – assicura Bonaccini – a mettere in campo altri provvedimenti per incentivare la riqualificazione delle colonie, un patrimonio da valorizzare e sottrarre al degrado".