MARIO GRADARA
Cronaca

Case benedette. Il prete suona alla porta e i fedeli tornano a donare le uova

Don Luca Torsani guida la Collegiata di Verucchio da settembre: "Lascio un bigliettino nella buca della posta e metto cartelli in strada per avvertire del mio arrivo, è anche un modo per conoscere le persone".

Case benedette. Il prete suona alla porta e i fedeli tornano a donare le uova

"Scusate, ma il prete non viene a benedire? Doveva venire il 26, qualcuno sa qualcosa?"

"Mi spiace, forse è stato un errore. Oppure siete la casa con quattro cani di grossa taglia apparentemente feroci, e avevo paura di essere sbranato. Comunque se mi contatta privatamente ci mettiamo d’accordo su un altro giorno in cui venire". Botta e risposta sui social tra la signora Giovanna M. e la Parrocchia di Verucchio - Chiesa Collegiata. Il caso citato ha suscitato ampio dibattito, come si dice.

Il ’ritorno’ delle benedizioni pasquali conosce una comprensibile fase di rodaggio. Con qualche appuntamento mancato, e conseguenti lamentele. Segno comunque di una esigenza molto diffusa nella popolazione.

Le parrocchie si sono organizzate in vario modo in vista del non semplice impegno, data la ’non abbondanza’ (eufemismo) di sacerdoti disponibili. Alcune pubblicano online un calendario delle benedizioni, con strade e orari. In altre il parroco comunica in maniera più tradizionale, con biglietti nella buca delle lettere. Invitando i fedeli, se impossibilitati negli orari previsti, a "prendere un appuntamento chiamando la segreteria parrocchiale".

Da tempo la pratica delle benedizioni di Pasqua viene estesa anche alla collaborazione di diaconi e membri laici dei consiglio pastorali.

Voi come vi siete organizzati?

"Il vescovo ha suggerito a tutti – spiega don Luca Torsani, 51enne parroco della Collegiata di Verucchio, prete laureato in ingegneria e anche pittore su vetro, per un decennio missionario in Africa, tra Camerun e Burundi – di fare le benedizioni nelle case sul tardi, tra le 18 e le 20, in modo di trovare più persone possibile nelle case. Poi ognuno si organizza a suo modo".

Lei fa da solo?

"C’è chi si avvale della collaborazione dei laici. Io sono ancora vecchio stile, faccio da solo".

Al di là della presenza di eventuali cani male intenzionati, quale tipo di accoglienza incontra?

"Ci si trova di fronte a reazioni contrastanti. C’è chi è quasi commosso, dopo molti anni che questa pratica era stata un po’ messa da parte, e che il vescovo ha voluto riprendere con forza. C’è anche chi non è interessato, e lo dice chiaramente".

Come vengono scelte le abitazioni da benedire?

"Io vado in tutto le case. Sono nuovo, a Verucchio dallo scorso settembre. E’ anche un modo per fare conoscenza con i cittadini".

Capita anche che non le venga aperta la porta di casa?

"Io chiedo sempre se le persone sono interessate, prima di benedire. Qualcuno a volte i mostra anche un po’ infastidito. In quel caso mi scuso, spiego che non potevo sapere. E che lo saprò per l’anno prossimo".

La reazione è simile nelle zone rurali e in quelle più urbanizzate?

"Nelle campagne le persone in genere sono molto espansive. Capita anche che facciano doni, uova o altro".

Annuncia preventivamente il suo arrivo?

"Io metto un bigliettino nella buchetta delle lettere con la fascia oraria in cui passerò. E lascio dei cartelli per strada".

Sono tutti puntuali?

"Capita che qualcuno si scordi, magari gli anziani che sentono poco. E pensano che non sono passato. In quel caso do un nuovo appuntamento".