
Carloxid con Rudy Zerbi
Riccione, 10 giugno 2018 - Carloxid è il suo nome d’arte (l’unico che vuole fornire), ma è così che si fa chiamare da tutti ormai, amici compresi. Nato a Bologna 28 anni fa, vive a Riccione dove ha il suo studio di tatuaggi, in viale Ceccarini, e si sposta continuamente tra la Romagna, Milano, Amsterdam, Parigi e Londra. In Italia è diventato ormai il tatuatore dei vip: da Fedez a Belen, da Alessandro Cattelan a Guè Pequeno.
Quando è nata la passione per i tatuaggi?
«Da ragazzino, per me era naturale, un po’ come giocare a pallone».
Quando il primo tatuaggio? E a chi?
«A 14 anni, con ago e china, a me stesso».
Ora che di anni ne ha 28 il tatuaggio è diventato la sua vita, il suo lavoro. O si considera più un artista?
«Sicuramente il tatuaggio ha il suo lato artistico come la fotografia, la cucina, la scrittura, la poesia, la musica. Se lo senti tuo, se è il tuo mezzo per esprimerti e per condividere emozioni con la gente allora si può dire che tu abbia fatto qualcosa di artistico e comunicativo».
Perché piacciono tanto i suoi tatuaggi?
«La caratteristica dei tatuaggi che faccio è che sono estremamente piccoli con molti dettagli, cosa che li rende particolarmente difficili da realizzare e rari da avere».
La sua clientela annovera diversi vip. Qualche nome?
«Emis Killa, Guè Pequeno, i Club Dogo, Alessandro Cattelan, Rudi Zerbi, Gip (ex Iena), Fedez, Belen, una modella che ha fatto molte cover su Vogue».

A proposito di Belen, non sarà sua la famigerata farfallina?
«No, quella non è mia... (ride)».
Idea geniale quella dei tatuaggi messi all’asta su instagram. Ci spiega meglio?
«Ho proposto nelle instagram storyes un disegno di un quadro in miniatura e ho scritto: ‘l’asta durerà poche ore il miglior offerente se lo aggiudica’. Un po’ per gioco, per provocazione».
I suoi tattoo sono molto costosi?
«Il range di prezzo è standard: per i clienti che vengono in negozio si parla di 100, 200, 300 euro di base, a seconda del progetto. Per le aste invece sono arrivato a cifre un po’ più alte per quei ‘quadretti’. Costosi diciamo come un abito firmato, più o meno».
Artisti preferiti?
«Dalì, Escher: dei visionari, mi hanno illuminato a scuola».
Da bambino cosa voleva diventare? Non un tatuatore immagino...
«In realtà ero già affascinato dai tatuaggi, li avevano tutti i cantanti su Mtv, quindi sì: o tatuatore o astronauta. Astronauta costava troppo».
La cosa più strana che le hanno chiesto?
«Una modella che ho tatuato a Londra: entra e mi chiede un disegnino minimal vicino all’inguine. Mi giro per prendere il colore, mi rigiro e lei era completamente nuda».
Quanti tatuaggi ha?
«Non li conto. Comunque ho ancora spazio».