Rimini, 12 ottobre 2024 – Il trasporto pubblico è un servizio essenziale, un diritto fondamentale per i cittadini, soprattutto per chi deve muoversi quotidianamente per lavoro. Eppure, quello che sta accadendo, sta mettendo in ginocchio centinaia di pendolari, lasciati sempre più spesso senza mezzi per spostarsi e costretti a soluzioni di fortuna che implicano costi e rischi elevati. Solo ieri, ben 15 corse della linea 4 sono state cancellate. Un centinaio in tutto. E non è purtroppo un caso. Tra le vittime di questo disservizio che dura da giorni c’è una donna di 40 anni, infermiera in una casa di riposo di San Mauro Pascoli.
“Il taxi è costato 35 euro”
“Venerdì sera – racconta – come di consueto sono andata alla fermata del bus per tornare a casa a Torre Pedrera dopo il turno di lavoro, ma il mezzo non è mai arrivato. Nessun avviso, nessuna segnalazione. Solo l’amara constatazione di essere rimasta sola, al buio, con l’unica opzione di chiamare un taxi”. Il costo di quella scelta forzata è stato di 35 euro per percorrere appena 9 chilometri. Un tragitto che, con il bus, sarebbe costato solo 1,50 euro. Ma il problema va ben oltre la questione finanziaria: c’è anche la sicurezza personale in gioco. “Tornare a casa da sola a piedi, di notte, in zone poco illuminate e non particolarmente trafficate, è pericoloso”, aggiunge la donna. Questa infermiera, come tanti altri lavoratori della zona, aveva scelto di accettare il lavoro a San Mauro proprio perché il trasporto pubblico sembrava garantire una soluzione affidabile per gli spostamenti quotidiani. Purtroppo, negli ultimi mesi, la realtà è cambiata drasticamente. Le corse soppresse sulla linea 4 si moltiplicano, costringendo chi ne dipende a riorganizzare continuamente la propria giornata. “Spesso sono costretta ad anticipare la partenza di ben due ore per prendere l’unico bus disponibile per il turno, con conseguenze sulla qualità della vita, sui tempi di riposo e sulla gestione familiare”, spiega. La linea 4 non è un caso isolato. I disservizi nel trasporto pubblico locale sono ormai una costante per i pendolari romagnoli. Si potrebbe pensare che chi vive nelle zone più servite della costa abbia delle alternative, ma la realtà è ben diversa.
Per molti i bus sono l’unico mezzo
A Rimini e nei comuni limitrofi, la rete dei trasporti pubblici è l’unica possibilità di spostamento per molti cittadini, soprattutto per chi non può permettersi un mezzo proprio o preferisce non usare l’auto per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare sui costi. Non esiste una rete metropolitana e, in molte zone, le stazioni ferroviarie sono distanti chilometri dalle abitazioni. L’infermiera in questione, ad esempio, dovrebbe percorrere due chilometri a piedi per raggiungere la stazione più vicina. Ma di notte, camminare da sola lungo strade deserte non è un’opzione sicura.
Il diritto alla mobilità
È una vergogna che in una città come Rimini, che si fregia del titolo di località turistica all’avanguardia, il trasporto pubblico non sia in grado di garantire un servizio efficiente e affidabile. Se ne parla spesso come di una ’città civile’, ma come può essere considerata tale se non è in grado di fornire ai suoi cittadini un trasporto sicuro e puntuale? Siamo di fronte a un disservizio che non può essere più tollerato. È inaccettabile che una lavoratrice debba calcolare ogni giorno non solo gli orari di lavoro, ma anche i continui disagi causati dalla soppressione delle corse. Il diritto alla mobilità non è un lusso, ma una necessità primaria, soprattutto in una società che si dice attenta ai bisogni dei lavoratori e alla sostenibilità.