Rimini, 4 ottobre 2024 – Era da poco passata la mezzanotte di quel 20 settembre del 2023 quando l’incubo vissuto da un bambino di appena 13 anni all’epoca dei fatti è venuto alla luce. Scoperto dai militari del settimo reggimento Vega durante il servizio di ’Strade Sicure’ quando a Rimini il ragazzino è stato notato per la prima volta scalzo, in lacrime, con evidenti lividi sul volto. Un ragazzino tunisino che, di lì a poco, si sarebbe scoperto essere la vittima di un padre ’orco’ assieme al quale il bambino alloggiava in un hotel di Bellariva, dove poco prima che venisse ritrovato dai militari il piccolo era stato vittima dell’ennesimo episodio di violenza del papà nei suoi confronti. Questa la ricostruzione che fece di quell’episodio la polizia di Stato, coordinata dal sostituto procuratore Annadomenica Gallucci, che la sera del giorno prima il ritrovamento del piccolo era intervenuta nell’hotel di Bellariva proprio perché allertata dal personale della struttura per un violento litigio, con strepiti, urla e schiaffi, scoppiato all’interno della stanza in cui si trovavano il bambino e il suo papà, un tunisino di 36 anni.
Secondo la ricostruzione di quello specifico episodio, stando alle accuse il 36enne rientrando la lavoro aveva iniziato a urlare contro il minore, arrivando anche a colpirlo come sarebbe stato solito fare anche in precedenti occasioni. Questo aveva poi portato il bambino tredicenne a fuggire dalla camera per rifugiarsi terrorizzato dietro al bancone della reception dell’albergo, lì dove a trovarlo sarebbe stato un dipendente dell’hotel, con la maglietta strappata e diverse ferite superficiali sul corpo e sul volto. Ricostruendo quindi il contesto entro cui si sarebbe consumata la violenza del padre verso il figlio, la polizia aveva poi chiarito che il ragazzino e suo padre fossero arrivati in Italia dalla Tunisia appena un anno prima, dopo avere lasciato in patria la madre del piccolo, la quale sarebbe stata messa al corrente dallo stesso tredicenne delle vessazioni che era costretto a subire da parte del padre.
A seguito degli accertamenti in fase di indagine era anche emerso come il bambino non fosse mai stato iscritto ad alcun istituto per gli studi, una circostanza che ha poi portato l’accusa a ipotizzare che il padre 36enne non solo lo vessasse abitualmente e soprattutto quando era in stato di alterazione alcolica, ma solo per garantirsi la permanenza sul territorio nazionale in qualità di tutore del minore nonostante la loro condizione di immigrati. Il 37enne, che in quell’occasione venne indagato per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, ieri infine è comparso davanti ai giudici del Tribunale di Rimini riuniti in seduta collegiale, dove è iniziato il processo con la prima udienza istruttoria. Nelle prossime udienze verranno quindi riascoltati lo stesso figlio dell’imputato – che ora si trova in una casa protetta affidato ai servizi sociali – e anche il dipendente dell’hotel dove i due alloggiavano e che in quell’occasione notò per primo il ragazzino terrorizzato dietro il bancone della reception.