REDAZIONE RIMINI

Bimbo nato morto. Il giudice ordina: "Si faccia il processo alle due ostetriche"

Il gip Cantarini respinge la richiesta di archiviazione della Procura e chiede l’imputazione coatta per le donne accusate di omicidio. Il piccolo Alessandro non era sopravvissuto dopo un parto in casa

Bimbo nato morto. Il giudice ordina:: "Si faccia il processo alle due ostetriche"

Il gip Cantarini respinge la richiesta di archiviazione della Procura e chiede l’imputazione coatta per le donne accusate di omicidio. Il piccolo Alessandro non era sopravvissuto dopo un parto in casa.

Rimini, 1 dicembre 2024 – Per il gip di Rimini Vinicio Cantarini non può essere accolta la richiesta di archiviazione chiesta dalla Procura di Rimini per due ostetriche di 46 e 28 anni, indagate per omicidio colposo a seguito del decesso del piccolo Alessandro, il bambino per il quale era stato programmato il parto in casa, ma venuto alla luce già morto il 5 novembre del 2022 all’ospedale a Rimini, dove la madre si era recata dopo le complicazioni nel travaglio. Per questo motivo, il giudice ha emesso un’ordinanza di imputazione coatta. Non si tratta di un rinvio a giudizio, in senso tecnico: in base all’ordinanza, il pubblico ministero dovrà formulare entro 10 giorni l’imputazione e, a stretto giro, sarà nominato un nuovo giudice dell’udienza preliminare. Il gip, nel redigere l’ordinanza, ha ritenuto che la morte del feto possa essere ricollegabile dal punto di vista medico-scientifico e induttivo-logico alla condotta delle indagate, della cui vicenda si è occupato anche il programma Mediaset ’Le Iene’. Secondo il giudice, i dati scientifici raccolti durante il procedimento assumono valore di elevata probabilità logica rispetto all’esito infausto del parto. La richiesta di archiviazione era stata impugnata dai genitori del piccolo Alessandro, Federica Semprini Pironi, 34 anni, e Marco Pirini, 41, sempre affiancati dal loro avvocato di fiducia Piero Venturi. Secondo la tesi sostenuta dall’avvocato Venturi, le ostetriche avrebbero commesso una serie di errori che poi si sono rivelati determinanti nel concorrere al decesso del piccolo. Anzitutto, sarebbe mancata la diagnosi di prolungamento patologico della prima e della seconda fase del parto, oltre al trasferimento in ospedale per la somministrazione di ossitocina. Non solo, perché le due ostetriche avrebbero dovuto somministrare una terapia antibiotica dopo 18 ore dalla rottura delle acque e, successivamente, avrebbero dovuto trasportare la paziente in ospedale all’esatto momento di 24 ore dalla Prom. Per l’avvocato Venturi le ostetriche "avrebbero dovuto chiamare il 118 per trasportare la paziente in ospedale".

"Restiamo convinti che se avessero agito diversamente Alessandro sarebbe qui con noi - dicono i genitori di Alessandro - Le due ostetriche hanno violato pesantemente le linee guida, quando mio marito insisteva per andare in ospedale, loro continuavano a ripetermi che non c’era bisogno". Le due ostetriche sono difese dalle avvocatesse Martina Montanari e Chiara Baiocchi, che nel corso dell’udienza in aula avevano "rilevato come in questa vicenda manchi un elemento fondamentale, ovvero il nesso di causalità tra la condotta delle ostetriche e il decesso. Questo non siamo noi ad affermarlo ma la perizia dettagliata eseguita dai consulenti della Procura che hanno certificato come la morte del piccolo sia imputabile ad una asfissia fetale intra-partum, non riconducibile però alla lunga durata del travaglio e che non poteva essere desunta in quanto le condizioni di salute della partoriente risultavano nella norma.". Le ostetriche, negano dunque il nesso di causalità con il decesso, supportate dalla perizia tecnica della Procura.