REDAZIONE RIMINI

Bimbi sordi discriminati. Il Consiglio di Stato dà torto al Comune: "Diritto al sostegno"

I giudici confermano l’obbligo di garantire 27 ore settimanali di assistenza per l’accesso allo studio. L’Ens chiede il rispetto immediato della sentenza a tutela di due studenti della Valconca.

l Consiglio di Stato ha confermato il verdetto del Tar

l Consiglio di Stato ha confermato il verdetto del Tar

Dieci ore di assistente alla comunicazione in una settimana per un bambino sordo sono un errore anche per il Consiglio di Stato. L’ordinanza con cui i giudici di Palazzo Spada hanno respinto il ricorso di un Comune della Valconca, dà ragione ai genitori di due bambini entrambi affetti da sordità. Ed ora a chiedere il rispetto del pronunciamento del Tar prima e del Consiglio di Stato poi è l’Ens, Ente nazionale sordi.

"Chiediamo che venga dato corso al pronunciamento del Consiglio di Stato - premette Michele Scirocco presidente provinciale Ens -. L’inizio della scuola è vicino e vanno riconosciuti i diritti di questi due bambini".

Nell’aprile scorso l’amministrazione comunale aveva perso al Tar dopo il ricorso presentato dai genitori dei due bambini entrambi affetti da sordità. Mamma e papà contestavano il fatto che nella riunione del Glo, il Gruppo di lavoro operativo che viene fatto per ogni singolo bambino certificato, era stato stabilito per entrambi gli alunni una copertura totale delle 27 ore settimanali con l’assistente alla comunicazione Lis, lingua dei segni italiana. Ma il Comune ne aveva finanziate solo 10, con la decisione presa nel tavolo tecnico successivo al Glo. Per l’amministrazione chiamata a fornire il servizio, dunque a sostenerne il costo, non vi sarebbe stata la possibilità di coprire con le risorse a disposizione tutte le ore. Ma la battaglia legale aveva visto vincere al Tar la famiglia ed anche il Consiglio di Stato ha confermato il verdetto dei giudici del tribunale regionale, rigettando il ricorso dell’amministrazione pubblica.

"In tutto questo – riprende il presidente Scirocco -il Comune ha speso migliaia di euro in avvocati e ricorso. Stiamo parlando di denaro dei cittadini. Quante ore di assistenza sarebbe stato possibile sostenere? Ed ora, visto che il sindaco ha voluto procedere con avvocati, perché non sostiene in prima persona anche il costo delle spese?". D’altronde, spiegano dall’Ens,i giudici del tribunale regionale erano stati netti. Nella sentenza, spiega Nicole Cristone avvocato dell’Ens a livello regionale, si trovava scritto: "Si impone, dunque, una lettura costituzionalmente orientata secondo cui l’ente è obbligato a garantire quell’assistenza che consente l’accesso allo studio come nel caso dell’assistenza al traduttore Lis, in quanto in sua assenza la possibilità di fruire dell’istruzione scolastica sarebbe completamente preclusa".

Alla luce dei pronunciamenti dei giudici "non riusciamo a comprendere perché ci siano comuni – riprende Sciricco – che non seguono le norme nazionali. I bambini sordi hanno dei diritti, e la legge in proposito è chiara. Inoltre fornire questo tipo di servizio non solo va a vantaggio degli studenti, ma anche dei genitori perché le competenze acquisite dai figli possono essere trasmesse a casa dove i parenti, anch’essi sordi, non sempre possono avere avuto queste possibilità".

Andrea Oliva