Un euro e 20 centesimi al banco, 50 centesimi in più se servito al tavolo. E questo vale per tutti. Non conta servire la miscela di caffè più pregiata al mondo. E nemmeno farlo in pieno centro storico. Perché i prezzi, a San Marino, li decide lo Stato. Con quel ’listino caffetteria’ che da anni baristi, ristoratori e albergatori combattono con il coltello tra i denti. Ma niente da fare. E anche quest’anno, puntualmente, i prezzi di caffè, cappuccini e acqua minerale finiscono nel mirino dell’Usot, l’Unione sammarinese operatori del turismo. Che quel listino chiede di abolirlo da decenni. "Ci troviamo, nonostante siano cinque anni che viene promesso ed evidentemente non mantenuto – scrivono dall’associazione di categoria –, a dover sollecitare il governo perché proceda all’eliminazione di una anacronistica e oggi anche estremamente dannosa imposizione di prezzi a bar e ristoranti". L’ultimo aggiornamento della commissione prezzi risale al 2022. "Di quella commissione da anni chiediamo l’abolizione – spiegano dall’Usot –. Impone a bar e ristoranti il purtroppo infausto ‘listino caffetteria’. L’imposizione di prezzi da parte del ‘pubblico’, senza prestare la dovuta attenzione alle dinamiche dei prezzi delle materie prime, caffè in primis, rende antieconomico per bar e ristoranti servire il caffè e tutte le preparazioni a esso collegate e in generale tutti gli altri prodotti che hanno un prezzo imposto". Dal Titano naturalmente si guarda in Italia, dove la pausa caffè rischia di diventare sempre più amara. Dove, a breve, per bere un caffè al banco bisognerà ’investire’ due euro.
Ed è proprio al costo delle materie prime che punta l’Usot. Il caffè verde "oggi costa 245 cents per libbra, il 66% in più rispetto all’anno scorso, e oltre il doppio rispetto a tre anni fa – ricordano –. Questo, in Italia, ha già causato un aumento del 15% del prezzo della tazzina negli ultimi tre anni, portando il costo medio a 1,50 euro, ma le pressioni rialziste potrebbero fare lievitare ulteriormente il prezzo fino a 2 euro. Più in generale, è indispensabile lasciare al mercato la determinazione dei prezzi e al consumatore la scelta". Secondo gli operatori sammarinesi, "le competenze e le capacità di chi lavora, l’ambiente, il servizio, sono tutte componenti che non solo devono determinare il prezzo, ma anche la scelta libera del cliente. Imporre un prezzo senza valutare queste componenti e la diversa qualità del prodotto offerto, non ha senso". Così, l’associazione bussa alla porta del segretario di Stato all’Industria, Rossano Fabbri, che presiede la commissione. "Chiediamo di convocarla il prima possibile per procedere alla modifica dei prezzi e avviare il confronto circa l’abolizione definitiva del listino caffetteria". Contro il listino, ovviamente, è la maggioranza degli addetti ai lavori. "Dell’abolizione sento parlare da almeno vent’anni – ricorda Massimo Agostini del ristorante ‘Ritrovo dei lavoratori’ in pieno centro storico –, ma forse anche prima. Abbiamo questa attività dal 1977 e i prezzi della caffetteria li ha sempre decisi lo Stato. Ma il prezzo non dovrebbe essere imposto. Ai miei clienti dopo il pasto voglio offrire un caffè buono e perché questo avvenga ci vuole una miscela buona. Non scopro l’acqua calda. Per guadagnarci qualcosa dovrei farlo pagare 2 euro. Se offro una miscela che costa di più, dovrei essere libero di farla pagare di più".