Balneari e concessioni. Scontro nel governo

La Lega contesta obbligo di gara e indennizzi, rischio gare anticipate

Balneari e concessioni. Scontro nel governo

Mauro Vanni

"Il paradosso è che il decreto concorrenza di Draghi ci tutelava di più rispetto a quello che ha fatto sinora il governo. Mi auguro che dopo questo stop in commissione arrivi un maxi-emendamento sul quale l’esecutivo ponga la fiducia". E’ preoccupato Mauro Vanni, presidente di Confartigianato Imprese Demaniali. L’altro ieri era prevista la seduta della commisione Finanze della Camera, con l’esame degli emendamenti al decreto balneari. La seduta è stata interrotta dopo che i deputati della Lega hanno platealmente preso le distanze dalla proposta del governo sul decreto Fitto.

Quello che prorogava, dopo lunga trattatriva con l’Ue, al massimo al 2027 le gare pubbliche per le concessioni di spiaggia. La sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano, colpita dal fuoco amico, col risultato che non si è affrontato nulla degli emendamenti. Ora il tempo stringe: è fissata al 15 novembre (tra 27 giorni) la scadenza dei termini per la conversione in legge del decreto Fitto. La Lega non accetterebbe due punti: l’obbligo delle gare e la questione indennizzi agli uscenti. Cosa può accadere ora? Se le osservazioni non fossero dibattute in commissione e quindi non venisse convertito in legge il decreto, lo stesso decadrebbe col clamoroso risultato di tornare alla disposizione precedente. Ovvero al ddl concorrenza del governo Draghi, che dispone lo svolgimento delle gare al massimo entro il 31 dicembre 2024 (tra due mesi e mezzo). Un rischio ormai dietro l’angolo e su cui il governo Meloni, se le cose si mettessero male, potrebbe dover mettere la fiducia sull’approvazione del decreto.

"E’ uno scenario del quale ci parlano da Roma – continua Vanni –. Il problema è, ammesso che sia posta la fiducia: che cosa sarà messo nel decreto? Speriamo almeno venga inserito il riconoscimento del valore delle imprese, nel caso che lo Stato ci espropri conferendole ad altri soggetti". Sarebbe sufficiente? ""No. Se le spiagge fossero messe a bando ’semplicemente’, con l’entità dell’investimento quale elemento fondamentale, noi bagnini saremmo tagliati fuori. Non abbiamo la capacità economica adeguata. Per assurdo anche l’albergatore di prima linea ha un potenziale più alto del nostro. Ancora peggio in caso organizzazioni malavitose mirassero a ’investire’ sulla sabbia per ripulire denaro sporco. In ogni caso sarebbe affossato un modello turistico che ha funzionato per decenni. E 30mila famiglie in Italia resterebbero senza lavoro".

Mario Gradara