Rimini, 20 agosto 2024 – Giovani e giovanissimi incollati notte e giorno allo schermo dello smartphone. Completamente dipendenti e assuefatti dai social network: da quel gesto, meccanico e ripetitivo, dello scrolling, lo scrollare insistentemente lo schermo del cellulare, storditi e disorientati da una pioggia di notifiche.
Giovani che sembrano vivere in un mondo a sè stante, in una bolla digitale che li porta ad estraniarsi dalla realtà. Un fenomeno più diffuso di quanto possa sembrare e che forse potrebber aver giocato un ruolo anche nella vicenda della 16enne soccorsa dai carabinieri dopo essere stata vittima di violenza sessuale di gruppo. "La ragazza viene da una famiglia per bene, molto solida, che non ha mai avuto problemi economici – spiega il legale che assiste la 16enne, l’avvocato Aldo Pancini –. Alle spalle non ci sono dunque situazioni di abbandono, contesti sociali difficili o degradati. I problemi in un certo senso sono cominciati nel momento in cui la ragazza ha iniziato a trascorrere sempre più ore collegate ai social, sviluppando un comportamento quasi ossessivo".
Facile così cadere nei tanti tranelli di cui la grande Rete è disseminata: chat a contenuto erotico, adescatori di minori, predatori sessuali in cerca di materiale dal contenuto esplicito. Uno spazio, quello virtuale, dove spesso è facile smarrirsi e dove basta una foto o un video condivisi inconsapevolmente per essere trascinati in un vortice di vergogna e umiliazione.
"Per via della sua particolare situazione – continua l’avvocato Pancini – la giovane viene seguita dagli assistenti sociali e dal tribunale dei minori di Bologna che aveva proposto per lei un percorso di riabilitazione e recupero".
Insomma, un modo per "disintossicarsi" a tutti gli effetti da quei dispositivi elettronici che la tenevano incollata. "La famiglia sta vivendo un momento di grandissima difficoltà e sofferenza. La stessa ragazza ha presentato querela, al termine del suo colloquio con i carabinieri, ed è a disposizione degli inquirenti per aiutarli a comprendere meglio i contorni della vicenda".
Secondo una recente indagine condotta dall’istituto Demoskopika, un considerevole numero di italiani, pari a circa 1,1 milioni sotto i 35 anni, si trova a rischio di sviluppare una dipendenza da social media. Tra i segnali di allarme, un forte desiderio di utilizzare costantemente i social media, la difficoltà a limitare o controllarne l’uso, la preoccupazione costante riguardo all’attività sui social media e la compromissione di altre attività importanti come studio e lavoro, a causa dell’eccessivo utilizzo.