"Quel 26 dicembre insieme a Morena è morta anche una parte di me". Non c’è giorno in cui Maddalena Casadei non ripensi a quel tragico Santo Stefano, in cui perse la sorella. Sono passati esattamente 20 anni dallo tsunami del 2004 nell’Oceano indiano, che provocò la morte di oltre 230mila persone. Thailandia, Sri Lanka, India e Indonesia i paesi più colpiti. Tra le vittime del cataclisma anche Elvira Morena Casadei ("ma la chiamavamo tutti, semplicemente, Morena"), avvocata riminese di 46 anni, che si trovava in vacanza in Thailandia con il compagno Enzo Grassi. Quella mattina del 26 dicembre Morena, paraplegica, era sulla spiaggia di Khao Lak, vicino al resort dove soggiornavano lei e Grassi. Il compagno stava facendo una passeggiata sulla spiaggia, quando arrivò il maremoto. Non appena scattò l’allarme Grassi, nell’impossibilità di raggiungerla di tempo, tentò di avvisare Morena con un messaggio sul telefonino, poi fu travolto dall’acqua. Si salvò per puro miracolo. Per Morena non ci fu scampo. Il suo corpo venne ritrovato soltanto molti mesi dopo. La riminese fu una delle 54 vittime italiane dello tsunami. I suoi funerali furono celebrati a Rimini il 18 agosto 2005. Da allora il corpo di Morena riposa nel cimitero di Monte Colombo, il suo paese d’origine, dove la sorella Maddalena vive tuttora insieme al marito.
Cosa le manca di più di Morena? "La sua solarità e la sua bontà. Nonostante una vita non facile, Morena era una persona generosa, altruista. E viveva il suo lavoro di avvocata come una missione (era uno dei legali della Cgil), aiutando le persone più in difficoltà".
In quei terribili giorni dopo il cataclisma ha mai avuto la speranza che potessero ritrovare viva Morena? "No. Mia sorella era paraplegica e appena ci siamo resi conto di quello che era accaduto abbiamo capito che lei non si era salvata. A un certo punto, temevamo che non saremmo mai riusciti a recuperare il suo corpo. Solo dopo parecchi mesi fu possibile identificarla, tra le tante vittime che ancora non erano state riconosciute (fu il compagno Enzo Grassi a compiere il riconoscimento in Thailandia, ndr). Ricordo quei giorni come fosse ieri. Per uno strano scherzo del destino, all’epoca Maurizio Improta, che poi sarebbe diventato il questore di Rimini, era uno dei coordinatori della Farnesina. Ci è stato di grande conforto e aiuto".
In questi giorni i tg e i giornali stanno riproponendo le terribili immagini dello tsunami: che cosa prova rivedendole? "Fu una tragedia immane. Qualcosa di incredibile, che ha sconvolto le vite di milioni di persone, comprese la mia e quelle dei miei famigliari. Ricordo la felicità di Morena, prima di partire: lei non vedeva l’ora di fare quella vacanza in Thailandia. Ne aveva bisogno. Invece il destino me l’ha portata via, per sempre".
Come avete trascorso questo anniversario? "Fino a qualche anno fa abbiamo sempre fatto celebrare una messa in suo ricordo per il 26 dicembre. Ma da un po’ di tempo non lo facciamo più. Abbiamo rinunciato".
Troppo dolore? "Sì. È come se una parte di me fosse morta con lei, da quel giorno. Ma nel ricordo di Morena e di mia figlia Angela, che è scomparsa prematuramente nel 1999 in un incidente in motorino, facciamo regolarmente delle donazioni alla missione di madre Teresa di Calcutta. Sono convinta che è quello che vorrebbe anche Morena. Lei viveva la professione come un’autentica missione. Ogni tanto, per ridere, mi diceva: sono l’unica avvocata che guadagna poco. Morena ha aiutato tantissime persone durante la sua breve ma intensa carriera. Attraverso le donazioni, cerchiamo di fare del bene agli altri onorando la sua memoria".