di Francesco Zuppiroli
Amore che dà, amore che toglie. Anche la vita. Forse. L’amore che come un magma ha bruciato a tal punto in Louis Dassilva da portarlo – secondo la Procura – a uccidere la vicina Pierina Paganelli per difendere Manuela Bianchi, nuora della vittima e amante del presunto carnefice. L’amore inteso come movente dietro l’omicidio di via del Ciclamino, quell’amore che permea come acqua nel terreno dalle foto segrete di Louis e Manuela. Dai loro attimi insieme immortalati al punto da sembrare una coppia come tutte le altre. Ma una coppia come tutte le altre non lo sono Dassilva e Manuela. Non lo sono mai stati. Anzi. Stando ai verbali dell’interrogatorio del 26 giugno scorso – l’unico momento in cui in qualità di indagato per omicidio Dassilva rispose alle domande del pm – Louis Manuela non l’aveva mai amata. "Lei mi faceva stalking" o "Per me Manuela era l’occasione di fare sesso di sicuro". Sono alcune delle sprezzanti frasi riferite da Dassilva a chi indaga nel corso di un interrogatorio fiume in cui l’indagato picconò fino a ridurre a brandelli quel rapporto che lo legava alla Bianchi e che il 34enne ha invece derubricato a interesse prettamente carnale, mai sentimentale, da parte sua. Tradotto: non abbastanza per arrivare a uccidere.