MANUEL SPADAZZI
Cronaca

I due alpinisti morti sul Gran Sasso: “Farò un esposto, dovevano fermarli”

Il fratello di Luca Perazzini: se c’erano rischi legati al maltempo, andava impedito l’accesso agli scalatori

Rimini, 29 dicembre 2024 – Hanno sperato fino all’ultimo in un miracolo. Aggrappati a quella speranza che, ora dopo ora, giorno dopo giorno, si affievoliva sempre di più. E adesso, per i famigliari di Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due amici alpinisti riminesi dispersi da domenica pomeriggio sul Gran Sasso e ritrovati morti l’altro ieri, c’è spazio solo per il dolore.

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Un dolore misto a rabbia. Perché in questi giorni terribili i parenti di Luca e Cristian hanno sentito la vicinanza e l’affetto di mezza Italia, ma hanno anche letto – soprattutto sui social – parole che “ci hanno fatto molto, molto male”.

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Qualcuno è arrivato anche a scrivere che “Luca e Cristian se la sono cercata”. Che sono morti per la loro imprudenza... “Tutte stupidaggini, scritte da chi non conosceva mio fratello e Cristian”, dice con un filo di voce Marco Perazzini, fratello di Luca. Che era il più giovane dei due, con i suoi 42 anni, mentre Cristian ne aveva 48. Entrambe le vittime abitavano a Santarcangelo, nella frazione di San Vito, dove ieri in serata si è tenuta una fiaccolata in loro ricordo.

Luca Perazzini, elettricista di 42 anni con la passione per l’alpinismo; nella foto a destra: insieme all’amico Cristian Gualdi (a destra), 48 anni
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Quando ha visto l’ultima volta suo fratello?

“Sabato. Ci siamo parlati poche ore prima che lui e Cristian partissero per andare sul Gran Sasso. Sono arrivati là sabato sera e domenica al mattino sono partiti per l’escursione. Poi è successo quello che è successo...”

Luca era un alpinista esperto: da quanti anni andava in montagna?

“Da molti. Il suo curriculum parla per lui (Perazzini era stato anche sul monte Bianco e sul monte Rosa, ndr). Né mio fratello Luca, né Cristian erano inesperti o sprovveduti, come qualcuno ha scritto invece in questi giorni. Amavano la montagna, ne conoscevano i rischi. Purtroppo è accaduta una disgrazia. I soccorritori hanno fatto quello che hanno potuto e li ringraziamo per tutto l’impegno. Ma penso che questa tragedia si poteva evitare”.

Come? Impedendo loro di salire, visto le previsioni meteo?

“Sì. Avrebbero dovuto impedire l’accesso a tutti gli alpinisti, come avviene in altre località. Luca e Cristian, purtroppo, sono stati colti di sorpresa dalla bufera e non hanno potuto fare nulla per salvarsi. Se avessero vietato a loro e ad altri escursionisti di salire, forse a quest’ora non staremmo qui a piangerli. Siamo distrutti. È dura, durissima... Non mi vengono nemmeno le parole”.

I soccorritori spalano la neve nel pieno della bufera che ha bloccato per giorni la funivia di Campo Imperatore e le ricerche dei due alpinisti dispersi
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In queste ore gli amici e i colleghi di Luca hanno speso bellissime parole di ricordo per lui: era un ragazzo speciale.

“Lo era per davvero. Ma in questo momento non me la sento di parlare di lui. Arriverà il momento del ricordo. E quando saremo più tranquilli faremo i nostri dovuti passi. Perché non si può morire così”.

Cosa intende?

“Ho intenzione di presentare un esposto alla Procura di Teramo. Io continuo a chiedermi perché non hanno impedito l’accesso a Luca e Cristian. Se le condizioni erano proibitive e c’erano dei rischi legati al maltempo, non dovevano farli salire”.