Rimini, 10 maggio 2022 - Viva gli alpini. Anzi no. Mentre hotel, bar e ristoranti si godono gli incassi da record fatti grazie alle ’penne nere’ durante i quattro giorni dell’Adunata a Rimini terminata domenica con la grande parata sul lungomare – si stima che l’evento abbia generato un indotto di 150 milioni di euro – c’è chi è sceso in piazza per manifestare contro di loro. Sono le attiviste di ’Nonunadimeno’, il collettivo femminista che da venerdì sta raccogliendo le segnalazioni di donne che si sono sentite molestate dagli alpini tra fischi, urla, proposte oscene. Alcuni alpini poi si sarebbero spinti oltre, allungando le mani. Stando al collettivo ‘Nonunadimeno’, a subire le molestie sarebbe state soprattutto bariste e cameriere. E i casi sarebbero stati centinaia. "Un alpino – racconta proprio una barista – ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine. Un altro ha mimato un atto sessuale mentre sparecchiavo".
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Ieri sera le attiviste di ’Nonunadimeno’ hanno deciso di organizzare la loro "controadunata" in piazza Cavour, davanti al municipio di Rimini. Erano presenti una quarantina di persone, comprese alcune donne che hanno raccontato delle presunte molestie subite. Secondo le femministe "gli alpini sono stati come il Covid: hanno amplificato i problemi della città. E hanno mercificato i corpi delle donne". Guai allora a derubricare gli episodi a "goliardate", avverte il collettivo. Pronto a presentare una denuncia per i fatti più gravi.
Per il momento, confermano le forze dell’ordine, non è arrivata alcuna denuncia. E ci tiene a ribadirlo anche l’Ana, l’associazione nazionale degli alpini. "Prendiamo le distanze, stigmatizzandoli, dai comportamenti incivili segnalati, che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodiamo e portiamo avanti". Al tempo stesso, ripete Ana, "dopo gli opportuni accertamenti non risulta alcuna denuncia presentata alle forze dell’ordine". E non risulta nemmeno al Comune di Rimini.
Secondo l’associazione delle ’penne nere’ "è quasi fisiologico che in una città dove si concentrano centinaia di migliaia di persone (oltre 400mila i partecipanti stimati all’Adunata a Rimini) possano verificarsi episodi di maleducazione". Episodi che "non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la patria veicolati da oltre un secolo proprio dall’Adunata". Il problema che si è verificato a Rimini, come già in altre Adunate, è che ci sono stati "centinaia, se non migliaia, di giovani che, pur non essendo alpini, hanno comprato finti cappelli e si sono mescolati ai partecipanti per approfittare della situazione". E, fanno capire dall’associazione, se ci sono stati episodi spiacevoli sono avvenuti molto probabilmente per mano dei finti alpini, considerando anche il fatto che la maggioranza delle penne nere "ha più di 38 anni" (essendo stata soppressa dal 2004 la leva obbligatoria). Per l’Ana "è quindi ingeneroso e ingiustificato veicolare il messaggio che associa la figura dell’alpino a quegli episodi di maleducazione".