Rimini, 11 marzo 2019 - Un minuto di silenzio in tutti i campi di A1 e A2. Ma ieri non solo il mondo della pallacanestro, ma anche quello del calcio, ha voluto rendere omaggio ad Alberto Bucci, scomparso sabato a Rimini a 70 anni dopo una lunga malattia.
Martedì la camera ardente a Bologna. I funerali a Rimini
Allo stadio Dall’Ara è stato osservato un minuto di silenzio per il coach, prima della gara tra Bologna e Cagliari. I giocatori del Rimini sono scesi in campo a Fermo col lutto al braccio. Un ricordo sincero e dovuto all’allenatore che ha fatto la fortuna di Rimini, Bologna (con cui ha vinto tre scudetti), Pesaro, Verona e altre squadre, e che proseguirà con l’addio al ‘gigante’ del basket italiano. Domani a Bologna, a Palazzo D’Accursio (dalle 9 alle 13) ci sarà la camera ardente, mentre al pomeriggio a Rimini, presso la chiesa Gesù Nostra Riconcilazione in via della Fiera, si svolgeranno alle 16 i funerali.
Al cordoglio dello sport, si è aggiunto quello dell’amministrazione comunale di Rimini. «A lui – è il ricordo di Palazzo Garampi – la città è grata per le indimenticabili stagioni alla guida del Rimini basket». Un periodo «esaltante», quello con Bucci in panchina, che «traguardò la pallacanestro locale fino all’eccellenza nazionale, alimentando una passione collettiva ancora oggi non sopita. Ma Rimini e lo sport italiano devono essere grati a Bucci anche per l’intelligenza non comune e una visione non convenzionale della vita, che esercitava ovunque».
Nel 2006 Alberto Bucci scese in campo anche in politica, candidandosi a sindaco di Rimini (con una civica sostenuta dal centrodestra). Lui, un bolognese che a Rimini ha messo le radici e cresciuto la famiglia, sfidò Ravaioli. Uscì sconfitto dal match alle urne, con onore. «Era vulcanico, autonomo perché prima di tutto per lui veniva la persona. Così fece anche nella sua esperienza politica a Rimini breve e animata da uno spirito puro».
Carlton Myers ha avuto Bucci come allenatore (per una stagione, quando andò a Pesaro) e poi se lo ritrovò di fronte come rivale, perdendo la finale per lo scudetto del ’94 contro la Virtus Bologna allenata proprio da lui.
«Alberto – ricorda Myers – era una persona di una cultura sottile e importante. Aveva grande carisma, personalità, era molto sensibile. Sapeva capire gli errori dei giocatori. A me perdonò alcune dichiarazioni scomode, quando comprese che non erano rivolte a lui. Un grande allenatore, su questo non si discute, ma mi ha insegnato soprattutto l’umanità». Myers e Bucci una volta andarono anche in vacanza insieme con le famiglie (in Sardegna). «Poi per un po’ ci siamo persi di vista, ma il rapporto è rimasto buono e negli ultimi anni a Rimini, quando capitava, ci fermavano sempre a chiacchierare».
Alessandro Angeli, un’altra bandiera della pallacanestro riminese, ha apprezzato Bucci soprattutto negli ultimi anni. «Lo conoscevo fin da quando allenava a Rimini, ma l’ho scoperto grazie alla Nazionale di basket over 50», di cui Bucci era coach e Angeli è uno dei giocatori. «Insieme abbiamo vinto il Mondiale 2017, e l’anno scorso siamo arrivati secondo agli Europei. Alberto ha sempre continuato a venire in palestra nonostante la malattia. Tre settimane fa l’ultima telefonata: Sandro, ci vediamo ai Mondiali».
IL COMMENTO Un uomo coraggioso - di Angelo Costa