"Aprire il Cocoricò oggi è un atto di coraggio". Lo dice con un sorriso Enrico Galli, colui che si è caricato sulle spalle l’onore e l’onere di riaccendere uno dei templi mondiali della notte. Il momento è arrivato dopo un’attesa che sembrava non finire più. Il 27 novembre tutti in pista. L’acquisizione del marchio e della disco assieme ad Antonella Bonicalzi prima della pandemia lasciavano pensare a ben altri tempi, poi il virus ha stracciato ogni programma.
Discoteche alla riscossa, si riaccende il Peter Pan. Ecco quando
Galli, quasi due anni di attese e rinvii: ha mai pensato di non farcela?
"No, perché sono una persona testarda. Ci sono stati momenti difficili, lo riconosco. Era tutto diverso e nuovo. L’ultimo Capodanno l’ho passato in casa, con la famiglia, dopo averne fatti almeno una trentina all’Altromondo. Quando sono andati tutti a letto mi sono chiesto, ed ora cosa faccio?".
Inaugurare oggi una discoteca è già una notizia... Riaprire un tempio di fama mondiale come la Piramide lo è ancor di più: ne sente il peso?
"Sentivo una forte responsabilità anche prima della pandemia. E’ un locale importantissimo e a cui va portato rispetto. Ha fatto cultura e si è fatto conoscere nel mondo. Ogni scelta è stata ben ponderata, ci pensavo almeno cinque volte prima di prendere una decisione. Mi sono avvicinato con la massima umiltà, ma ritengo di avere fatto quanto possibile. Sarà un locale completamente rinnovato con tante novità. Ritengo che gli sia stata data la dignità che spettava".
Per l’apertura l’ingresso è limitato alle ragazze maggiorenni e ai maschi con più di vent’anni, sarà così anche in futuro?
"Questa è la linea che ci siamo dati. Ritengo che l’esperienza che offre il locale vada vissuta da giovani con maggiore preparazione. Ciò non toglie che avremo anche serate per minorenni con un’organizzazione ad hoc".
Aprirete con le limitazioni imposte dal decreto del governo. E’ preoccupato?
"La capienza al 50% è antieconomica. Ma non potevamo continuare ad attendere. Venti mesi di stop per un intero settore sono tantissimi. Si rischia di perdere completamente l’entusiasmo e andare a fare altro".
Ha avuto alcuni collaboratori che hanno mollato?
"Per fortuna no. Hanno creduto in me e io ho cercato di stargli vicino in un momento molto difficile nel quale siamo stati abbandonati dallo Stato. Ho insistito perché non se andassero anche se il nostro settore è stato discriminato rispetto agli altri, lo si capisce anche dalle piccole cose..."
Tipo?
"Devo servire in bicchieri di plastica quando per i ristoranti nulla è cambiato. Hanno forse paura che non mi funzioni la lavastoviglie? Per non parlare dei finanziamenti. Il Cocoricò ha ricevuto a fondo perduto 2mila euro a fronte di un investimento che ha superato i due milioni. Ho vissuto tutto questo come un’ingiustizia, il settore è discriminato".
Intanto il ponte di Ognissanti ha mostrato che c’è voglia di ballare.
"L’entusiasmo c’è, ed è tanto".
Andrea Oliva