REDAZIONE RIMINI

Aggredita da Sitta. Il racconto di Nadia: "Abbiamo visto la morte in faccia"

Il racconto della donna ferita: "Non provo odio per quel ragazzo. Ma ringrazio il carabiniere: quella sera ha protetto tutti noi".

Il racconto della donna ferita: "Non provo odio per quel ragazzo. Ma ringrazio il carabiniere: quella sera ha protetto tutti noi".

Il racconto della donna ferita: "Non provo odio per quel ragazzo. Ma ringrazio il carabiniere: quella sera ha protetto tutti noi".

di Lorenzo MuccioliArriva a braccetto con il figlio. Cammina lentamente, a fatica. "Mi hanno dato sette punti, è già un miracolo che riesco a stare in piedi. Ma poteva andarmi molto peggio". Sorride a tutti. "Qui in Romagna siete tutti così gentili. Il vostro affetto è la migliore delle cure". Ha gli occhi dolci e buoni, nei quali sono ancora impressi nitidamente gli istanti di quella notte maledetta, quando il 23enne Muhammad Sitta "è sbucato da dietro l’angolo, all’improvviso. Eravamo appena usciti dal ristorante, stavamo andando a prendere la macchina per andare a casa, a brindare". La lama che affiora dal buio. Un urlo che squarcia il silenzio. Poi il sangue che cola sui vestiti. Tutto così assurdo, irreale. Come in un film dell’orrore. Ora però Nadia – la donna romana di 69 anni, vittima insieme al marito Dario della furia dell’accoltellatore egiziano – vuole solo dimenticare. Voltare pagina. "Cerco di non pensarci. Sono immagini terribili, che mi tormentano e che voglio tenere a distanza".

Doveva essere un Capodanno sereno. Lei e il marito lontani per un po’ dal caos di Roma. Qualche giorno di relax nell’appartamento di famiglia, a Viserba. La sera di San Silvestro a cena nel centro di Villa Verucchio. Poi dritti filati a casa per il brindisi di mezzanotte. Ma all’uscita dal ristorante, hanno incrociato sulla strada una scheggia impazzita, quel ragazzo magro magro con lo sguardo da folle che delirava e continuava a ripetere preghiere in arabo, il coltello da cucina stretto nel pugno. Come una belva, si è scagliato su di loro. Senza un perché, senza un motivo. Assurdo. Irreale. Eppure è successo per davvero.

"È stata la rabbia, più che la paura, a darmi la forza di reagire in quel momento – racconta Nadia –. Mio marito è caduto all’indietro, poi è stato assalito una seconda volta. Allora ho gridato, con tutta la forza che avevo. Io ero già stata colpita alla schiena. Ho riportato la frattura della quinta vertebra dorsolombare. A Dario è andata peggio. È stato ferito all’addome. Ora sta facendo la terapia, ma il percorso è ancora lungo, non sarà facile tornare alla normalità".

L’assalto è durato solo pochi secondi. Ma in quei momenti, il tempo si dilata all’infinito. "Vedendo la ferita di mio marito, mi sono detta: no, non si può morire così. È stato quel pensiero a darmi il coraggio. Ho chiamato io il 118. Ho fermato una macchina che stava passando di lì, chiedendo aiuto. Poi ho attraversato la strada, sono andata dall’altra parte, dove c’era un ragazzo steso a terra. Abbiamo vissuto una situazione tragica. Ma per fortuna siamo qui a raccontarlo. Le cose sarebbero potute andare diversamente. Ringrazio i nostri figli, che ci sono stati vicini e ci hanno dato la forza. E questa bella comunità di Verucchio, che è stata sempre al nostro fianco".

Il pensiero corre inevitabilmente a Luciano Masini, il comandante della stazione dei carabinieri che quella notte ha dovuto impugnare la pistola per fermare l’assalitore. "Lo ringrazio dal profondo del cuore. Ha agito per proteggere se stesso e tutti noi. Il suo è un lavoro difficile. Non dev’essere stato facile, in quei momenti, mantenere il sangue freddo. Nessuno di noi sapeva come sarebbero andate a finire le cose. Ringrazio lui e tutti i carabinieri, per la loro umanità, la loro vicinanza".

Adesso per Nadia l’unica cosa che conta è riuscire ad andare avanti. Lasciarsi alle spalle l’incubo di Capodanno. "Non provo odio né desiderio di vendetta nei confronti del ragazzo che ci ha aggrediti. Ho letto che aveva dei problemi, che il suo desiderio era quello di tornare a casa, dalla famiglia. Non posso dire di odiarlo, anche se ha cambiato per sempre le nostre vite".