REDAZIONE RIMINI

Affitti brevi, arriva la stretta : "Il Cin non basta, servono i controlli"

Sono 1.200 gli alloggi riminesi su Airbnb. Solo il 71% delle strutture ricettive risulta ad oggi registrato . L’assessore Magrini: "Dateci nuovi strumenti che consentano ai Comuni di governare il fenomeno".

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Oltre 1.200 appartamenti su Airbnb per la città di Rimini. Non è un termine di arrivo, semmai di partenza perché gli appartamenti a fini turistici potrebbero essere molti di più. Per saperlo il Comune ora attende la definitiva entrata in vigore del Cin, il Codice identificativo nazionale, lo strumento che dovrà censire le strutture ricettive e far emergere il sommerso, o in alternativa dare strumenti per beccare chi affitta ai turisti senza averne alcun titolo, e senza pagare tasse e imposta di soggiorno. Il Cin avrebbe già dovuto essere realtà in tutto il Paese, ma è arrivata una proroga dei termini. Per mettersi in regola si attende il primo giorno di gennaio. Lo slittamento è stato concesso dal ministero per i troppi rallentamenti sui portali di iscrizione come rilevato dalle associazioni di categoria. A richiedere il Cin devono essere tutte le strutture ricettive, il che significa hotel, agriturismi, camping e così via fino agli appartamenti. A ieri nella provincia di Rimini risultava il 71% di registrazioni sulle 4.838 strutture censite. Se l’obiettivo del Cin è far emergere il sommerso che associazioni ed enti locali hanno più volte lamentato, il primo giorno di gennaio si dovrebbe superare le strutture ricettive censite in provincia.

Intanto il Comune di Rimini punta gli occhi sugli appartamenti per turisti. "Stiamo assistendo a una sempre maggiore crescita dell’offerta - premete l’assessore Magrini -. A Rimini si contano 1.200 immobili registrati sulla principale piattaforma di hosting, Airbnb, più del doppio di quanti se ne contavano nel 2019. Una crescita generalizzata. Secondo una recente analisi di Confedilizia su dati ministero del Turismo, ad agosto il tasso di utilizzo degli alloggi prenotabili tramite piattaforme online in Italia è stato del 42,3% mentre quello degli hotel del 38,7%. Un dato che dà l’idea di come questa tipologia di offerta risulti sempre più ricercata dai turisti e dunque di come sia necessario trovare modalità che consentano di integrare in maniera adeguata questa tipologia di offerta". Il Cin rappresenta un primo passo per normare il settore. La sanzione di 8mila euro per chi non si registra è un deterrente ma unito a questo servono i controlli, sottolinea l’assessore. "Ora serve agire su due fronti, prima di tutto i controlli a verificare il rispetto delle regole. Parallelamente occorre lavorare in maniera più radicale sotto l’aspetto normativo, così come emerso anche alla recente assemblea Anci, per introdurre nuovi strumenti che consentano ai Comuni di regolamentare e governare il fenomeno".

Andrea Oliva