Una vita sempre al massimo, intensa, piena, variegata. Una vita, quella di Oscar Baffoni, storico responsabile delle missioni in Asia per la Comunità Papa Giovanni XXIII, che però ieri si è conclusa improvvisamente. Oscar, sessant’anni appena compiuti, è stato stroncato da un infarto ieri mattina, lasciando il vuoto dietro di sé nelle tantissime persone che lo hanno conosciuto e amato, a partire dalla moglie e i suoi due figli, di 20 e 22 anni, fino ai volontari e colleghi della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Oscar Baffoni, volto noto della Valconca, era infatti "un fratello di comunità, già responsabile di zona e missionario", come lo ricorda Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità, nel dare notizia della sua scomparsa e chiedendo "preghiere affinché il Signore lo accolga nel suo regno di gioia e di pace". Un regno di gioia e pace a cui ora si è aggiunto un uomo dagli occhi azzurri come il cielo, i capelli lunghi, spesso raccolti in una coda, un uomo che, come Oscar stesso aveva ammesso in passato, ha fatto tutto e provato tutto, nel corso di una vita sempre al massimo, appunto.
Nei suoi primi trent’anni infatti Oscar Baffoni aveva avuto dei trascorsi con le sostanze stupefacenti, sperimentando la droga sì, ma allo stesso tempo imparando a vivere, a mantenersi con le proprie forze, pur "spendendo decine di milioni di lire tra casino, donne e feste", disse lo stesso Oscar anni fa. Una personalità brillante, mai scontata, era arrivato ad essere un ’magnifico sessantenne’ con un passato da campione di motocross, pittore di grande talento, con quella predisposizione a riuscire in ogni sfida tentata tipica di chi nasce con qualcosa di speciale dentro di sé.
Quel qualcosa lo riconobbe anche Don Benzi (fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII), che dopo persino un overdose, spalancò le porte alla seconda vita di Oscar Baffoni. Dopo l’incontro con Don Benzi e i primi passi sulla strada del missionario, Oscar infatti iniziò e portò a termine un percorso di disintossicazione, per poi diventare appunto missionario prima in Africa, poi in Bolivia e ancora Cile, Perù, Bangladesh, India, Sri Lanka, trovando sempre da solo i soldi per finanziare autonomamente tutte le missioni. Nel 2005, i medici arrivarono anche a darlo per spacciato, diagnosticandogli un tumore maligno sopra il cuore e sotto lo sterno. Un male che sarebbe apparso incurabile per tutti, ma non per Oscar, che dopo otto ore di operazione subì la rimozione del tumore. Ora Oscar però ha concluso il proprio viaggio e verrà ricordato per l’estremo saluto martedì (domani) alle 10, quando i funerali si terranno a Fratte di Sassofeltrio, alla presenza anche dello storico amico di Oscar, don Aldo Buonaiuto.