Addio Graziella, storica ostetrica Ha fatto nascere migliaia di bimbi

Abitava a Borgo San Giuliano aveva 86 anni, ha lavorato dal 1955 in ospedale e come libera professionista

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Ha messo i riminesi. In qualche caso, tre generazioni della stessa famiglia. E’ mancata nei giorni scorsi Graziella Godenzini in Muccini, ostetrica notissima e apprezzatissima in città. Aveva 86 anni, la morte per cause naturali. "Credo che meriti un cenno – ricorda l’architetto Enrico Poluzzi, uno dei tanti ’figli’ della signora Graziella – in considerazione della sua professionale ed alacre attività di ostetrica portata avanti con abnegazione dal 1955 a Rimini, in ospedale e come libera professionista come pure a Bologna presso la clinica Sant’Orsola, città dove si era diplomata". "Personalmente – prosegue Poluzzi – il mio ricordo consiste nel fatto che sono stato, credo, l’unico bambino che la signora Graziella abbia seguito per un anno dalla nascita (1954) presso la mia famiglia a Modena, in veste di governante.

Mia madre, che aveva incontrato molte difficoltà prima e dopo il concepimento, la citava spesso con riconoscenza, come raro esempio di professionalità e cura". Dopo quell’unico episodio, Graziella tornò a Rimini per intraprendere quella, che più di una professione, fu una vera e propria missione. Figlia di un pescatore, era sposata con Giorgio Muccini, venuto a mancare anch’egli pochi anni fa e ambedue molto conosciuti a Borgo San Giuliano. "Era un’ottima professionista e una persona perbene, una bravissima ostetrica – ricorda Rita D’Altri, collega di Graziella, seppure di generazione diversa –. L’ho conosciuta quando sono entrata in ospedale a Rimini, nel 1982, lei ci lavorava da circa 30 anni. Come si usava nei suoi anni iniziali, andata a casa della puerpera, e la seguiva fino a 40-60 giorni dal puerperio".

"Io non la vidi più per oltre 40 anni – aggiunge Poluzzi – finché non si presento nel mio studio di architetto a Modena (lei non mi aveva mai dimenticato, ero il ’suo’ bambino) col marito e si presentò con il libretto di lavoro del 1954 firmato da mia madre, presentandosi e timorosa di non essere creduta. Al contrario, non ebbi dubbi, anche per il ricordo continuo di mia madre e la stima e riconoscenza che le aveva sempre portato. Da quel momento presi l’abitudine di farle visita a Rimini. Mi sono sempre chiesto quante migliaia di bambini, madri e genitori abbia fatto nascere. Era una persona semplice, modesta e sentiva la sua missione come la più grande soddisfazione e impegno della propria vita. Credo sarebbe felice e onorata di trovare un riconoscimento pubblico per la sua opera e generosità".