Secondo il suo racconto, uscendo di casa si sarebbe trovato di fronte il cognato, fuori di sè dalla rabbia, che gli urlava contro impugnando una pistola. "Ti faccio saltare le cervella... ti ammazzo". Una scena da incubo che ha addirittura fatto perdere i sensi ad un professionista riminese, poi ricoverato in ospedale per un mancamento. Dietro la vicenda ci sarebbero alcuni dissapori per questioni economiche e familiari tra i due parenti. Vecchie ruggini mai risolto che alla fine avrebbero portato un 56enne, difeso dall’avvocato Filippo Cocco, a compiere un gesto di vera e propria pazzia, uscendo di casa con in mano l’arma, almeno stando alla versione fornita agli inquirenti dal fratello della moglie dell’imputato. Quest’ultimo, a seguito di opposizione al decreto penale di condanna emesso nel novembre del 2020 dal tribunale di Rimini, è stato rinviato a giudizio, dovrà rispondere di minaccia. L’uomo nega tutto: sostiene che quel giorno, quando ha discusso con il cognato, non aveva con sé alcuna pistola. Nell’abitazione del 56enne, sono state però ritrovate e sequestrate delle armi. Il professionista si è costituito parte civile nel procedimento, assistito dall’avvocato Piero Venturi. Il 18 dicembre scorso si è svolta l’istruttoria del processo, con la discussione e relative richieste di accusa e difesa che sono state rinviate al 2025: la sentenza è attesa per i primi di marzo.
CronacaAccusa il cognato di minacce con pistola