Scena da ’far west’ al Cau di Cattolica. Dove la notte del 7 agosto gli operatori si sono trovati di fronte un ragazzo (Dritan Idrizi, 37 anni, ucciso in un regolamento di conti a Tavullia) in arresto cardiaco dopo essere stato accoltellato. A tornare sull’episodio è lo Snami, che sostiene come l’ambulatorio ‘dei codici bianchi’ fosse del tutto impreparato a gestire un caso di questa gravità. "Tra i tentativi di rianimazione, il soccorso anche ai numerosi familiari che si sono sentiti male per la notizia e la gestione degli altri pazienti che incuranti richiedevano la visita nonostante vi fosse una evidente criticità generale – si legge in una nota del sindacato – i due medici, i due infermieri e la Oss si sono ritrovati in condizioni di assoluta insicurezza e grave criticità gestionale dovendo attendere l’automedica 118 che, dopo le chiusure, arrivava da Rimini".
Con la chiusura del pronto intervento e il passaggio a Cau, assicura infatti lo Snami, i pazienti critici "continuano comunque ad accedere negli ambienti del vecchio Ps, convinti vi sia ancora una struttura della reale emergenza urgenza, non sapendo che questo presidio non lo è più". Inoltre, usare i locali del precedente punto di primo intervento "è evidente crei confusione e il locale non è idoneo all’attività da Cau. Questo genera una pericolosa distrazione di ambulanze per i trasporti da Cau a Ps, mentre le automediche sono state drasticamente tagliate proprio nella zona sud della provincia dove già molti operatori non vogliono più lavorare perché distanti dal soccorso medico allorquando ne avessero bisogno, come nel caso in questione. In questo contesto organizzativo di insicurezza- conclude lo Snami- molti operatori comprensibilmente non vogliono più lavorare", conclude lo Snami.