
Parla la madre di uno dei ragazzi aggrediti da Muhammad Sitta, l’egiziano ucciso dal carabiniere
"Niente è più come prima" per Diego e Nicolò, dopo la notte da incubo di Capodanno. Diego e Nicolò, entrambi 18enni, sono i più giovani dei quattro feriti (gli altri sono Dario e Nadia, coppia di turisti romani di 70 e 69 anni) accoltellati il 31 dicembre a Villa Verucchio da Muhammad Sitta, il 23enne egiziano che ha tentato di aggredire poi anche il comandante dei carabinieri Luciano Masini, che l’ha ucciso con la pistola d’ordinanza. Masini è indagato dalla Procura per eccesso di difesa.
Diego quella sera è stato il primo ferito da Sitta: l’egiziano l’ha aggredito alle spalle con 8 coltellate, di cui 5 andate a fondo. "Mio figlio porta ancora visibili i segni di quella sera. Ma le ferite peggiori sono quelle che ha dentro. Sta cercando di ritrovare la normalità, ma è difficile. E nessuno ci aiuta. La nostra famiglia e quelle degli altri feriti sono state abbandonate dalle istituzioni", racconta Stefania, la madre del 18enne.
Sono passati due mesi dai tragici fatti di Villa Verucchio: cosa le fa più rabbia?
"Passati i primi giorni e il clamore mediatico sulla vicenda, mio figlio e le altre vittime di questa tragedia sembrano passate in secondo piano. Dalle istituzioni non abbiamo più sentito nessuno dalle istituzioni, e nessuno ci ha dato una mano".
L’associazione di commercianti di Villa Verucchio ha fatto una colletta e ha raccolto, tramite le donazioni, 48mila euro per aiutare Masini con le spese legali e i 4 feriti. Ma dopo la consegna simbolica dei soldi alle vittime (5mila euro ciascuna) tutto è congelato.
"Si attende solo di capire gli sviluppi dell’indagine. La raccolta fondi è nata per aiutare il carabiniere e le persone ferite. È stato un bel gesto, non ho dubbi che tutto si risolverà. Sbaglia chi fa polemiche. Dalle istituzioni invece soltanto il silenzio. Eppure ci sono tanti aspetti che andrebbero chiariti, tante domande che meriterebbero una risposta".
Quali?
"Quella sera Muhammad Sitta ha chiamato la sua famiglia tra un’aggressione e l’altra. Prima, durante il giornoi, era stato filmato mentre pregava e i suoi amici hanno riportato che voleva appiccare un incendio con una tanica di benzina. Come si può escludere che il suo non sia stato un atto di terrorismo? Ci sono stati episodi simili dopo quello a a Villa Verucchio, l’ultimo a Villach in Austria, per i quali si ipotizza la pista del terrorismo. E se lo fosse stato anche quello accaduto da noi? Noi vogliamo la verità, e per questo siamo intenzionati a muoverci nelle sedi opportune per averla".
Presenterete un esposto?
"Faremo gli opportuni passi, se necessario anche legali, per avere risposte. Ma quello che chiediamo, soprattutto, è di non essere lasciati soli. Perché Diego, come gli altri feriti, ha bisogno di essere aiutato".
Manuel Spadazzi