Quattro anni di condanna all’esito del processo con rito abbreviato (dunque incluso lo sconto di un terzo della pena).
Il reato contestato dalla pubblica accusa - violenza sessuale con induzione e aggravata dall’essere stata commessa su minorenne - è stato riqualificato oggi dal giudice in atti sessuali con minore; sono state riconosciute le attenuanti generiche. È questa la sentenza emessa ieri pomeriggio dal giudice di Reggio Emilia, Andrea Rat, a carico di Andrea Davoli, reggiano, ex insegnante ed educatore di Comunione e liberazione. Il 53enne fu arrestato il 19 agosto 2023, con l’accusa di atti sessuali con una 14enne reggiana che gli era stata affidata dai genitori per un ritiro spirituale. L’inchiesta era stata aperta dalla Procura di Rimini (pm Davide Ercolani) perché il presunto primo rapporto sessuale tra loro era avvenuto a Viserbella, durante un meeting di Cl. L’uomo finì in manette a Caorle (Venezia), dove si era già isolato di sua iniziativa dopo aver saputo di essere stato denunciato dalla famiglia dell’adolescente. Poi il fascicolo è passato alla Procura reggiana, perché lì sarebbero iniziati gli approcci e poi sarebbe proseguita la loro relazione. Secondo la ricostruzione investigativa, dall’aprile al maggio 2023, tra Rimini e Reggio, abusando delle condizioni di inferiorità psichica e fisica dovute alla differenza di età e alla immaturità psicologica della minore, lui avrebbe approfittato dei momenti in cui doveva riaccompagnarla a casa, inducendola dapprima a baci (Natale 2022) e poi, nel tempo, anche a rapporti sessuali. Durante l’interrogatorio di garanzia, Davoli ammise di aver avuto una storia con la 14enne, ma sostenendo che sarebbe stata lei a provocarlo: lui, dopo aver fatto una promessa di castità per venti’anni, non sarebbe riuscito a resistere alla tentazione. Inizialmente il gip, ritenendo che ci fosse il consenso eella ragazzina seppur viziato, lo tenne in carcere ravvisando il reato di atti sessuali con minorenne. Poi era stato scarcerato e messo agli arresti domiciliari su richiesta del difensore, dopo che fu sentita la ragazzina il 15 dicembre scorso nell’incidente probatorio davanti al gip. La Procura era ricorsa al Riesame, che aveva disposto la custodia in carcere, poi confermata in estate dalla Cassazione. Ieri mattina, davanti al giudice Rat, Davoli ha preso la parola per chiedere scusa alla ragazza, im presenza dei suoi genitori. Il pubblico ministero Maria Rita Pantani ha chiesto la pena finale di 7 anni, 1 mese e 10 giorni, senza attenuanti generiche, ravvisando il reato più grave di violenza sessuale aggravata, incluso lo sconto di un terzo: ha argomentato dicendo anche che lui aveva serbato anche atteggiamenti ambigui pure verso altre minorenni. L’avvocato difensore Liborio Cataliotti ha domandato la riqualificazione in atti sessuali con minorenne - che presuppone il consenso della ragazzina, seppur viziato - sostenendo che si sia trattato di un errore macroscopico del 53enne ma isolato e dovuto a una debolezza. Dopo la decisione dei mesi scorsi della Cassazione, che ha accolto la richiesta della Procura, Davoli si trova ora in custodia cautelare in carcere a Gorizia. Oggi la difesa ha chiesto che lui sia posto ai domiciliari, sottolineando anche il percorso terapeutico che Davoli ha fatto e la sua avvenuta presa di coscienza. La famiglia si è costituita parte civile tutelata dall’avvocato Alessia Catenacci: alla ragazza sono stati riconosciuti 50mila euro di provvisionale, alla madre e al padre 20mila euro totali.
Alessandra Codeluppi