Reggio Emilia, 16 marzo 2013 - È DAVVERO sposato due volte. Quindi bigamo. Un reato punito in Italia (come in tutto l’Occidente) con una pena fino a cinque anni di
reclusione. Peccato che il giudice, ieri mattina, lo abbia assolto per «improcedibilità». Un cavillo legale, insomma. All’appello mancherebbe infatti la richiesta del ministro della Giustizia (o una specifica querela della prima moglie, ancora innamorata di lui, costituita parte civile). Questo recita l’articolo 9 del codice penale, dato che il rito si è consumato all’estero.
Da una parte c’è la consorte reggiana sessantenne R. L. (le iniziali del suo nome); dall’altra una ragazza di Santo Domingo, di 33 anni più giovane di lui, conosciuta durante una vacanza di nove giorni (fatta con la prima moglie, ça va sans dire) e sposata in seguito, dopo una fuga da casa. Al centro lui, Ivan Romani, uomo d’affari di 67 anni (difeso dall’avvocato Domenico Noris Bucchi). Il pubblico ministero aveva chiesto un anno di reclusione, la prima moglie 10mila euro di risarcimento. Niente da fare: «assolto per improcedibilità» ha detto il giudice Alessandra Cardarelli. E l’avvocato della donna, Andrea Davoli, già invoca l’Appello.
Tutto accade nel 2009, quando Romani si innamora della commessa del negozio del resort in cui era andato in ferie. Sparisce. Gli amici della moglie le riferiranno di lui, scappato ai Caraibi e risposato con quella donna di 34 anni.
«MA io voglio che mio marito torni a vivere con me: per questo non ho mai voluto iniziare la separazione, anche se so perfettamente che lui ha sposato un’altra; una dominicana. Una donna che un giorno mi telefonò invitandomi a non importunare il marito perché la moglie era lei e non più io... », ripeteva lei in aula durante le udienze.
Il caso scoppia quando il dirigente dell’anagrafe del Comune di Reggio, Alberto Bevilacqua, si accorge dell’anomalia dopo la richiesta di trascrizione del nuovo legame. Davanti al microfono il dipendente pubblico aveva testimoniato che il certificato di stato libero prodotto al Comune di Santo Domingo dal ‘fedigrafo’ e poi trasmesso all’anagrafe reggiana dal consolato dominicano, appariva «un falso grossolano». Per questo Romani era stato accusato dalla procura anche «di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico».
Niente da fare. Nonostante la prima moglie avesse prodotto «una querela generica per violazione degli obblighi familiari», il giudice ha ritenuto che mancassero le condizioni per procedere. Quindi non si procede. Quindi, il bigamo, è stato assolto. E i due matrimoni sono tuttora validi.
Benedetta Salsi
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