Reggio Emilia, 20 settembre 2012 - Ha preso la sua amata bicicletta, è salito in sella ed ha cominciato a pedalare. Ci piace pensare che Elio Monducci, nel momento in cui ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, ieri mattina, se ne sia andato così. Con il sorriso sulle labbra e pedalando sulla sua bici verso il cielo. Così come ha pedalato per tanti anni lungo la via Emilia, fino a pochi mesi fa, quando le sue condizioni di salute glielo hanno permesso. E ci sembra strano pensare che non incontreremo più questo grande vecchio che a 91 anni era ancora giovanissimo. Che i suoi funerali, oggi alle 14,30 nella chiesa di Sant’Agostino, saranno l’ultima occasione per salutarlo. Che non ci fermeremo più con lui a parlare di basket, di economia, di politica, di arte, di cultura.
Perché con Elio era bello parlare, confrontarsi e, a volte, pure scontrarsi. C’era sempre qualcosa da imparare da lui. E quello che ci colpiva di Monducci, era il fatto che alla sua grande intelligenza e al suo enorme bagaglio culturale, riusciva ad unire un entusiasmo genuino. Un entusiasmo quasi fanciullesco che lo portava ad essere un vulcano di idee, iniziative, produzioni letterarie ed artistiche.
Per tanti anni fu uno dei pilastri del Banco San Geminiano e San Prospero, dedicandosi anima e corpo alla banca di cui fu anche vicepresidente ed amministratore delegato.
Poi, a metà degli anni ’90, divenne presidente della Pallacanestro Reggiana. «Era l’ultima cosa che mi sarei aspettato nella mia vita...» ci disse sorridendo in quel suo modo un po’ sornione. Il basket rischiava di scomparire e lui, che non se ne era quasi mai occupato in precedenza, riuscì, con la sua testardaggine e le sue grandi qualità, a farlo risorgere.
Si appassionò tantissimo e, coinvolgendo amici, imprenditori e aziende, pose le basi per ridare vigore alla società biancorossa. Fece un lavoro straordinario, proprio grazie al suo entusiasmo, e se oggi Reggio è di nuovo in serie A il merito è anche di Elio Monducci, bravo anche ad intuire che bisognava investire sui giovani e a convincere Leo Ergelini a dar vita alla Scuola Basket.
Quando all’inizio del 2000 uscì di scena, dopo aver riportato la squadra nella massima serie ed aver ottenuto una straordinaria semifinale nei play-off scudetto, decise di dedicarsi, finalmente, alla sua grande passione: la storia dell’arte. «Ho un sacco di libri da scrivere e di progetti da portare avanti...» ci spiegò come se si stesse affacciando alla vita solo in quel momento. Non aveva proprio voglia, insomma, di fermarsi a riposare. Di godersi la pensione. Tanto che, qualche mese dopo, felice come un ragazzino, ci confessava: «Sono diventato un topo d’archivio».
A 80 anni passati, inforcava la bicicletta e se ne andava in giro per biblioteche, conventi e chiese a studiare documenti antichi. Alla fine ci ha lasciato in eredità 27 libri dedicati ai grandi artisti reggiani e alle cattedrali più importanti della nostra città. Il fanciullino che era in lui, insomma, non si fermava mai.
A chi non lo conosceva bene poteva sembrare un uomo burbero. A volte pure scontroso. Si arrabbiava facilmente, Elio. Perché era un uomo tutto d’un pezzo. Come quelli di una volta. E quando scopriva negligenze, incapacità, superficialità, non lo fermava nessuno. Per questo si era costruito la fama di uomo dal carattere difficile. Ma non era così. Per niente. In realtà, a chi, come noi, ha avuto la fortuna e il privilegio di conoscerlo bene, Elio Monducci appariva come una persona dalle grandi qualità. Certo, non concedeva facilmente la propria amicizia e la propria stima. Aveva costruito una sorta di corazza dietro la quale nascondeva il suo vero volto.
Chi riusciva a superare quella barriera, però, scopriva un Monducci straordinario. Una persona buona. Capace di gesti di estrema generosità. Che amava profondamente la propria famiglia e la sua città. Un grande vecchio, insomma. Di quelli che tracciano strade e sanno costruirle. E ora che pedala verso il cielo, dove andrà subito a cercare il suo amico Mike Mitchell, Reggio perde un importante pezzo della sua storia.
Daniele Barilli
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