{{IMG_SX}}Reggio Emilia, 31 agosto 2009 - Ha ucciso nel sonno moglie e due figli, di 19 anni e 4 anni (quest'ultimo è sopravvissuto alle ferite ma morto in serata), quindi ha ferito gravemente la padrona di casa che da 20 anni ospitava l'intera famiglia. Infine ha ingerito farmaci e alcol, prima di avvisare il 113 e buttarsi dalla finestra e finire in coma.
A sterminare i suoi cari Davide Duò, 47 anni, disocupato residente a Sabbione, frazione di Reggio Emilia. Teatro della tragedia, una palazzina in via Cantù. Le vittime sono Sandra Pattio, 45 anni di Orbassano (Torino), i figli Thomas, 19, e Marco, 5 anni ancora da compiere. Ferita gravemente, ma non in pericolo di vita, l'amica di famiglia Elisabetta Guidetti, 79.
Secondo la prima ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Reggio Emilia l’uomo avrebbe dapprima ucciso la moglie nel letto dove dormiva, per poi colpire e ridurre in fin di vita il figlioletto di 4 anni. A questo punto, sceso al piano sottostante avrebbe sorpreso nel sonno il figlio più grande, uccidendolo, e infierito sulla 79enne, trovata esanime a terra fuori dalla sua camera da letto.
Dopo la strage, Davide Duò si è imbottito di medicinali e alcol e ha chiamato il 113: prima dell’arrivo dei carabinieri, una pattuglia era nei paraggi dell'abitazione, l’uomo, stordito, ha tentato il suicidio, gettandosi dalla finestra del terzo piano, da un’altezza di circa 7/8 metri, riportando traumi e gravi lesioni in particolare alla spina dorsale: ora lotta tra la vita e la morte presso l’ospedale di Reggio Emilia dove si trova in stato di coma.
Seguito da tempo dai servizi di igiene mentale, l'uomo era un ex operaio ceramista dal carattere ombroso. Non lavorava da oltre due anni: prima la cassa integrazione, poi a maggio la fine di ogni rapporto lavorativo. In un distretto ceramico provato dalla crisi subito è balenato il sospetto che il gesto tremendo fosse nato dalla disperazione per la disoccupazione. Ma gli inquirenti, alla luce degli accertamenti, propendono per un raptus, originato da una seria depressione.
La famiglia non aveva reali problemi economici, in casa entravano regolarmente gli stipendi delle due vittime: la moglie e il figlio maggiore. I Duò non dovevano pagare l'affitto perché la padrona di casa, Elisabetta Guidetti, per tutti 'Adriana', era una sorta di nonna adottiva che li ospitava gratuitamente perché non aveva familiari. Marito e moglie erano arrivati molti anni fa dal Torinese.
L'uomo non ha lasciato biglietti e ciò rende difficile la ricostruzione del movente della strage, anche perchè i suoi parenti, che vivono a Scandiano, lo sentivano pochissimo e da tempo non lo vedevano.
''Non ci sono segni apparenti di dissesto finanziario - ha spiegato il colonnello Giovanni Fichera, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio - Stiamo lavorando per ricostruire il quadro ma non e' facile, anche perché l'unica testimone non può essere sentita'', ha detto riferendosi alla padrona di casa tuttora in prognosi riservata. La donna dovrebbe essere l'unica ad aver subito l'aggressione quando non era a letto, gli altri sono stati aggrediti mentre dormivano, colpiti con mazzetta e coltello.
L'omicida era seguito dal Centro di Salute mentale da circa due anni con regolarità ma, ha spiegato la Ausl, non si era mai reso necessario un ricovero in ambito psichiatrico: ''Aveva un buon rapporto con gli operatori del Servizio, era collaborativo rispetto alle indicazioni terapeutiche e non ha mai mostrato segni di aggressività".
Intanto gli inquirenti stanno tentando di ricostruire con esattezza il quadro familiare. Il pm titolare dell’inchiesta è Valentina Salvi della Procura reggiana. Duò rischia l’accusa di omicidio plurimo, ma nessuna ipotesi è stata formulata ancora nei confronti dell’uomo.
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