ALESSANDRA FERRETTI
Reggio Emilia

Tumore al seno, nuovo screening

Sarà personalizzato per strategie di prevenzione ancora più precoci. L’esperimento partirà proprio da Reggio

Paolo Giorgi Rossi, Massimo Costantini, Cristina Marchesi e Pierpaolo Pattacini

Reggio Emilia, 17 dicembre 2019 - Il futuro dello screening alla mammella diventa personalizzato: l’azienda sanitaria di Reggio Emilia è capofila per l’Italia dello studio internazionale My Personal Breast Screening (MyPeBS), che si propone di reclutare circa 85mila donne tra i 40 e i 70 anni residenti in Italia, Francia, Inghilterra, Belgio, Israele, Spagna. "Partito ieri, a Reggio lo studio randomizzato ha già reclutato le prime tre pazienti sulle 5mila previste", ha riferito il direttore scientifico dell’Irccs reggiano, Massimo Costantini. "L’approccio più che mai innovativo consiste nell’offrire la migliore prevenzione per quella determinata persona in quel preciso momento", ha proseguito Costantini. "L’obiettivo sta nel confrontare rischi e benefici delle due strategie: l’attuale strategia in uso (mammografia per tutte le donne a partire da una certa età) rispetto ad una strategia basata sul rischio (mammografie a intervalli di tempo diversi in base al rischio individuale più eventuale eco e risonanza dove necessarie". Scopo a lungo termine è individuare le migliori linee guida per uno screening efficace da estendere in futuro all’intera popolazione femminile. "Il progetto si colloca nel contesto di eccellenza reggiana dello screening mammografico per cui la nostra città, anche grazie alla messa a punto di strumenti come la tomosintesi e la mammografia 3D con contrasto, è punto di riferimento internazionale", ha precisato Cristina Marchesi, direttore sanitario Ausl Irccs Reggio Emilia. Il grado di rischio di ogni donna verrà calcolato attraverso i fattori di età, storia familiare, densità del seno e caratteristiche del Dna. Sulla base del profilo emerso sarà valutata la frequenza con cui eseguire, per i successivi 5 anni, le mammografie e quali esami aggiungere. "Il risultato sperato è di vedere aumentare i casi in cui il tumore viene individuato a uno stadio molto precoce in virtù del fatto che le donne portatrici di un rischio maggiore saranno controllate con più frequenza rispetto agli intervalli standard oggi in vigore", spiega Pierpaolo Pattacini, direttore della Struttura Complessa di Radiologia dell’Ausl Irccs. "Abbiamo iniziato nel 2016 a progettare lo studio – illustra Paolo Giorgi Rossi, direttore del Servizio di Epidemiologia dell’Ausl Irccs – e ad oggi abbiamo individuato circa 300 SNPs (single nucleotide polymorphisms), varianti geniche comuni associate per la definizione di uno score che ci consente una stratificazione del rischio". Lo studio conta 6 paesi reclutatori (Italia, Francia, Belgio, Israele, Inghilterra, Spagna) e 2 che garantiscono contributi scientifici e collaborazione nell’analisi dei dati (Stati Uniti e Olanda), 85.000 donne coinvolte nell’arco di un biennio, 11 centri partecipanti in Italia (in Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Friuli-Venezia-Giulia) per 12,4 milioni di finanziamento europeo nell’ambito di Horizon 2020.