di Daniele Petrone
"Caccia" all’Europeo. Di nome e di fatto. Giovanni Caccialupi, per tutti "Caccia", domenica alle 12,30 scenderà in campo con la Nazionale di football americano nella finale contro la Svezia, a Malmoe, in terra scandinava, per giocarsi il titolo continentale.
Classe 1991, Caccialupi è un reggiano doc (con orgogliose origini montanare di Collagna – dove lo chiamano "Mufasa" come il personaggio de Il Re Leone – ma vive da sempre in città) ed è cornerback degli Hogs, squadra di Reggio in cui è cresciuto.
Certo che quest’anno l’Italia ha vinto davvero tutto ciò che si poteva vincere. Mancate solo voi...
"Eh... (ride, ndr). Infatti sentiamo la pressione...".
Possibilità di vincere?
"Cinquanta per cento. Abbiamo battuto l’iper favorita Austria ai quarti. In semifinale abbiamo vinto a tavolino contro la Francia (colpita da un focolaio Covid proprio in ritiro a Reggio in preparazione della partita che si doveva giocare a Piacenza ad agosto, ndr). Gli svedesi sono forti, giocano in casa e hanno un bel seguito. Ma non ho mai visto una selezione Azzurra così talentuosa".
E lei tra i 45 convocati è l’unico reggiano.
"Tra i giocatori sì. Nello staff c’è il sammartinese Daniele Rossi, defensor coordinator e mio ex head coach agli Hogs (ora a Verona, ndr)".
Beh, lei è un difensore, quindi gioca titolare sicuro...
"Diciamo che ci sono ottime possibilità, ma vediamo... Siamo in ritiro a Milano fino a domattina (stamattina, ndr) e poi partiamo per Malmoe. Siamo mediamente giovani e bravi, ma servirà anche esperienza. Sono tra coloro che hanno più presenze: 13 caps. Ho esordito in Nazionale nel 2013 proprio contro la Svezia, con una sconfitta. Quindi, direi che voglio prendermi la rivincita e chiudere il cerchio...".
Ci parli di lei, come si è avvicinato a questo sport?
"Giocavo a calcio, poi in terza media col mio miglior amico, Leonardo Teggi, volevamo provare uno sport nuovo: era appassionato di Superbowl e mi ha coinvolto. Lui dopo qualche anno ha smesso e ora fa l’avvocato". Lei invece non si è mai fermato: trafila nelle giovanili Hogs e poi pilastro in prima squadra.
"Mi sono tolto belle soddisfazioni. Abbiamo vinto nel 2008 il Superbowl Nfli di A1, una sorta di scudetto. E nel 2009 la Efaf Challenge Cup, una specie di Coppa Uefa. E poi due campionati di A2 dove militiamo ora...". Com’è il football americano in Italia?
"Uno sport in crescita seppur la pandemia abbia dato una mazzata agli iscritti. Vedo tanti ragazzi però che hanno voglia di provare esperienze all’estero, magari anche nei college americani. È lo sport più bello del mondo, adrenalinico ed educativo. Ma soprattutto insegna l’autodisciplina e migliora le relazioni sociali".
Di certo però non ci si campa in Italia.
"Assolutamente no. Ci rimborsano le spese, qualche americano uscito dalla Nfl o dai college che viene in Italia prende qualcosina, ma il resto è passione pura".
E nella vita lei che fa?
"Sono un dottorando universitario dell’Unimore. Il sogno è fare il professore. Mi occupo di agraria, studio la genetica dei cereali, in particolare dell’orzo. È tra le coltivazioni più resistenti al freddo e attraverso i geni dell’orzo spero di lavorare per ottenere un miglioramento varietale. Ma un’impresa alla volta... prima voglio vincere l’Europeo e partecipare ai mondiali 2023 a cui ci siamo qualificati di diritto essendo finalisti continentali".
Da quanto manca il titolo Europeo?
"Dall’87, mentre il primo fu nell’83. Poi finalisti nel ‘93 e nel ‘95, ma andò male. Infine bronzo nel ‘97. Comunque vada domenica, sarà tanta roba. Ma già che ci siamo...". Dove possiamo fare il tifo?
"Davanti ai canali streaming della federazione, sul sito della Fidaf...".
Famiglia e amici sono carichi?
"A pallettoni. Purtroppo mia mamma Anna (lavora all’associazione di volontariato Dar Voce) e mio papà Gianluca (ingegnere Enel) non riusciranno a venire in Svezia, così come mia sorella Veronica (geologa, più grande di lui di 7 anni). Ma faranno tutti il tifo assieme ai miei nonni, li ho ancora tutti: Ugo (ex sindaco di Collagna), Teresa, Mariuccia e Ido. Sono i miei più grandi fan, assieme alla mia morosa Giulia, alla quale spero di fare una dedica speciale. Gli amici invece si organizzeranno per vederla tutti insieme a pranzo, come fosse una partita dei mondiali di calcio... Per me giocare in Nazionale è da pelle d’oca. Quando canterò l’inno, chiuderò gli occhi e penserò a tutti loro".