FRANCESCA CHILLONI
Politica

Diga di Vetto, Bratti stoppa Salvini: “Ma quali ritardi, mancano i soldi”

Reggio Emilia, il segretario dell’Autorità del Po: “Un attacco politico gratuito: Roma deve mettere 6-7 milioni di euro”

Alessandro Bratti, segretario generale dell’AdbPo: “L’Autorità non è il soggetto attuatore del DocFap della diga. Lo sono i consorzi di bonifica di Reggio e Parma, che hanno stanziato fondi propri”

Alessandro Bratti, segretario generale dell’AdbPo: “L’Autorità non è il soggetto attuatore del DocFap della diga. Lo sono i consorzi di bonifica di Reggio e Parma, che hanno stanziato fondi propri”

Reggio Emilia, 1 febbraio 2025 – “Hanno sbagliato target e contenuto delle loro critiche. Si è trattato di un attacco politico gratuito all’Autorità di bacino per il Po che, di fatto, si limita a trasferire i finanziamenti del Governo agli enti attuatori dei progetti. Ma se non ci sono fondi, non è nostra responsabilità ma del Ministero delle infrastrutture (Mit). Per la diga mancano 6-7 milioni di euro”. Alessandro Bratti, segretario generale dell’AdbPo, si spolvera di dosso con tre spolverate di spalla, tre battute, l’accusa di voler rallentare - con precisa volontà politica - l’iter di progettazione dell’invaso di Vetto e delle sue eventuali alternative, nonché di altri due progetti strategici - uno in val di Lanzo (To), l’altro in Romagna per la costruzione di una barriera contro la risalita del cuneo salino nel delta del Po, dalla foce all’entroterra. L’indice contro l’AdbPo lo hanno puntato i rappresentanti della Lega, tra cui il reggiano Gabriele Delmonte, riuniti a Roma al Mit giovedì dal ministro Salvini proprio per fare il punto sull’iter di redazione dei tre DocFap (documento fattibilità alternative progettuali). Summit politico da cui è uscita una precisa individuazione del problema: presunti gravi ritardi sulla stesura dei DocFap, fase 1 dell’iter di progettazione, che in territorio reggiano significa: invaso sull’Enza a Vetto.

“Non c’è nessun ritardo – sottolinea Bratti –. Oltretutto l’Autorità non è il soggetto attuatore del DocFap della diga. Lo sono i consorzi di bonifica di Reggio e Parma, che hanno stanziato fondi propri per procedere alla stesura del DocFap, a cui si sono aggiunti finanziamenti della Regione Emilia-Romagna. I 3,2 milioni stanziati dal Governo Draghi, e confermati dall’esecutivo Meloni, non bastano per progettare un’opera che costerà supperggiù un miliardo di euro. Servono circa 12 milioni, lo abbiamo scritto formalmente al Mit, al ministro Salvini. Se non li stanzia, restituiremo i 3,2 milioni”.

A domanda precisa, Bratti risponde: “Non ci sono ritardi. Mancano in soldi. Il bando per il DocFap è slittato di vari mesi perché c’erano le elezioni nella Bonifica dell’Emilia Centrale, ma soprattutto abbiamo perso circa 9 mesi perché nella stesura del bando non si capiva se dovessimo applicare o meno il nuovo Codice degli Appalti, voluto proprio dal Governo Meloni. Non sono un politico, anche se in passato lo sono stato, parlo da tecnico di un Ente vigilato dal Ministero dell’Ambiente”.

E aggiunge: “Ci risulta che cordate di società ingegneristiche che ha vinto la gara per il DocFap della diga, e che operano sotto la supervisione di esperti di varie università e delle Bonifiche stesse, consegneranno entro maggio-giugno il DocFap: come previsto. Poi, se ci saranno i soldi, si potrà subito procedere alla fase 2 con relativa gara: il Pfte, il progetto di fattibilità tecnico-economica, che da programma dovrebbe essere pronto entro dicembre. Chi solleva polemiche strumentali non ha capito che i tempi sono corretti, ma mancano 6-7 milioni e se a giugno non ci saranno non si può procedere con il bando e il Pfte”. Bratti – alla luce delle virulente polemiche solevate dagli ambientalisti contro la diga e il Governo – vuole sgombrare il campo: “Non capisco questa accelerazione… Il contratto di fiume per l’Enza che si sta sviluppando e a cui si richiamano gli ambientalisti ha non ha valore esecutivo ma consultivo. Tocca al Mit decidere il da farsi”.