GABRIELE GALLO
Politica

Conte in casa del Pd a Reggio Emilia. “Campo largo? Io preferirei coeso, Renzi fa perdere voti”

Il presidente del Movimento 5Stelle ospite della Festa dem. “Solidarietà umana a Sangiuliano, ora vada via Delmastro”. E la claque pentastellata fischia Gentiloni quando parla di Italia viva e di Ucraina

Giuseppe Conte, 60 anni, alla Festa dell’Unità nazionale del Pd a Reggio Emilia

Giuseppe Conte, 60 anni, alla Festa dell’Unità nazionale del Pd a Reggio Emilia

Reggio Emilia, 6 settembre 2024 –  Campo largo? Semmai campo coeso. Così declina Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle, la prospettiva della futura alternativa al governo Meloni. Molto futura però, a giudicare dalle bordate che l’ex premier spara dal palco della Festa Nazionale dell’Unità di Reggio Emilia; il bersaglio ad alzo zero è Matteo Renzi, ma ci sono distinguo pure su altre tematiche.

Ma il 2027 è lontano e il dibattito con candidato presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, moderato dalla direttrice del Qn-Quotidiano Nazionale, Agnese Pini, finisce per essere più chiaro sui temi attuali che su quelli a lunga scadenza. Il teatro che i Dem, per il loro vernissage, hanno dedicato a Enrico Berlinguer, è pieno in ogni ordine di posti, e tanti restano in piedi.

Le prime tre file della platea le occupano gli ultras pentastellati, molti dei quali, poco prima, protagonisti di una rumorosa contestazione al commissario Ue uscente Paolo Gentiloni, fischiato quando è intervenuto sull’allargamento dell’alleanza di centrosinistra a Italia Viva e per le posizioni sul conflitto russo-ucraino.

In questo clima il popolo Dem, nonostante i trascorsi non buonissimi dai tempi dei «Vaffa day», passando per la vicenda degli affidi di Bibbiano accoglie Conte con freddo rispetto, anche perché ad osannarlo sono i citati fans, con tanto di striscioni e bandiere. L’incontro scorre via abbastanza tranquillo, interrotto a tratti da qualche contestazione da parte della claque pentastellata. Ma sia Conte che de Pascale, sulle tematiche di stretta attualità trovano punti di incontro.

"Per me più che un campo largo deve essere un campo coeso – afferma Conte – per costruire una alternativa vincente deve essere credibile” e non può esserlo se incamera Renzi, tuona il politico foggiano perché «con lui i voti si perdono, non si guadagnano, e lo dicono gli italiani, non io».

Al capo di Italia Viva Conte rifila un’ulteriore bordata quando, ricordando i tempi del Covid e dell’odierna commissione d’inchiesta sulla pandemia accusa: "Questa commissione nasce da un accordo tra Renzi e la Meloni”. De Pascale va sul concreto: “Conte ha ragione quando dice che una coalizione non deve essere una somma di percentuali. Con quelle non si vincono le elezioni. Serve fiducia reciproca, credibilità verso gli elettori e un programma condiviso. Queste cose contro la Meloni ancora non ci sono. Entro il 2027 dovranno esserci”.

Nel ribadire la solidarietà «umana ma non politica» a Sangiuliano, appena dimessosi, Conte chiede alla Meloni di «mandare via anche Delmastro e la Santanche», mentre de Pascale chiude la questione con una battuta: «Non parlo della Boccia, ma boccio le politiche culturali del governo». Sul rapporto con Beppe Grillo, Conte ribadisce le posizioni già espresse nel periodo, sulla guerra in Ucraina il leader M5S invoca ancora «il percorso negoziale», il candidato governatore Pd punta più «sulla necessità della rinascita di un grande movimento pacifista e sul fatto che il maggiore ostacolo sulla strada del negoziato è «il conflitto economico Usa-Cina, ma è una posizione personale”.