
CINQUE INVECE DI UNO La giostrina aveva un solo movimento meccanico, Alessandro Carobbi ha così puntato sul mulino
Reggio Emilia, 20maggio 2015 - È ANCORA forte l’euforia dell’esperienza all’università Luiss di Roma, dove la classe IV B dell’elementare Righi di Brescello ha conquistato un importante riconoscimento al concorso nazionale Eureka Funziona, elaborando un antico mulino molto particolare, in miniatura, usando alcuni oggetti forniti dall’organizzazione e qualche pezzo di cartone. Un elaborato tecnico nato dalla genialità di Alessandro Carobbi, che ha condiviso il successo con tutti i suoi compagni di classe, ognuno dei quali ha dato un importante contributo al risultato finale portato al concorso nazionale, coordinati dagli insegnanti Mara Rubizzi e Giuseppe Riina. Ieri, nella scuola brescellese, il giovanissimo Alessandro, in giacca e camicia, ha illustrato al Carlino il risultato di tante ore di impegno, studio e lavoro.
ALESSANDRO, come funziona il vostro mulino?
«Si tratta di un congegno che unisce cinque movimenti meccanici attraverso la polarità di alcune calamite. Ogni movimento ha una funzione particolare».
In classe avevate deciso già dall’inizio del progetto di attivare un mulino?
«No. Inizialmente si era pensato a una giostrina. Ma veniva applicato un unico movimento meccanico».
Dunque vi era sembrata una soluzione troppo semplice?
«Proprio così. Abbiamo voluto fare qualcosa di più, visto che eravamo in grado di farcela. E così abbiamo unito il movimento della giostra ad altri movimenti, ottenendo così tutto l’ingranaggio del mulino. Dopotutto si potevano utilizzare solo i pezzi del kit messo a disposizione dall’organizzazione. In più abbiamo avuto solo l’autorizzazione ad aggiungere del cartone, che abbiamo poi colorato, e qualche calamita in più da applicare ai vari congegni. Alla fine abbiamo ottenuto il movimento della pala del mulino, della carrucola, della macina, della insaccatrice».
Che cosa vi ha ispirato nella realizzazione del mulino?
«Una simile struttura l’avevo vista un giorno in Appennino. Un antico mulino che era stato trasformato in un ristorante. E poi anche la tradizione dei mulini sul Po, nella Bassa. Qui a Brescello, lungo l’argine verso Ghiarole, ce n’è ancora uno, pure quello trasformato in un albergo ristorante…».
C’è stato qualche momento difficile?
«Certamente. Qualche ostacolo l’abbiamo incontrato, soprattutto su certe scelte tecniche. Fare il tetto mobile oppure mantenere fissa la copertura e rendere apribili le pareti esterne? E poi il tinteggio del cartone. Non si poteva certo lasciare il colore originale del cartone. E neppure esagerare col colore, che avrebbe rischiato di indebolire il cartone con troppa umidità. Alla fine siamo riusciti a ottenere ciò che volevamo».