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Silk Faw Reggio Emilia supercar, un sogno fermo ai box. Allarme per il maxi progetto

Un anno dopo l’annuncio il rogito per l’acquisto del terreno non è stato ancora firmato

il sindaco di Reggio Luca Vecchi con la manager Katia Bassi

Reggio Emilia, 17 marzo 2022 - Un anno dopo il roboante annuncio, nello spicchio reggiano della Motor Valley regna uno strano silenzio. A Gavassa, dove in posizione strategica – a un tiro di schioppo dal casello di Reggio Emilia sull’autostrada del Sole e dalla stazione alta velocità Mediopadana progettata dall’archistar Santiago Calatrava – avrebbe intenzione di approdare Silk Faw, la joint venture sino-americana per produrre l’hypercar, l’auto di lusso sportiva totalmente elettrica, al momento non si muove nulla. I proprietari del terreno (pari a 33 campi da calcio) confidano che il colosso automobilistico non sia andato neppure a rogito. Un atto rinviato più volte e, per ora, senza appuntamenti futuri fissati. Procrastinazioni che preoccupano la politica. Dalla giunta locale Pd alla Regione Emilia-Romagna, con la benedizione dall’alto del M5s (Manlio Di Stefano, sottosegretario del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio) e la regia dietro le quinte di Romano Prodi (da sempre protagonista in Oriente) ci hanno messo ben più che la faccia, sposando in toto il progetto. Con promesse di ricadute dai 1.500 ai tremila nuovi posti di lavoro e quasi un miliardo di investimenti sul territorio, all’aumento di competitività e qualità nel settore automotive emiliano fino al richiamo dei talenti italiani in fuga all’estero.

Dopo mesi di operazione decantata a futuro fiore all’occhiello in ogni apparizione, il governatore Stefano Bonaccini tira il freno d’emergenza. "Speriamo che l’investimento vada a buon fine, ma finché non lo vediamo realizzato non gli diamo un euro…", ha detto a Bologna, in riferimento ai 4,5 milioni di euro pubblici assegnati a Silk Faw. Il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi sceglie il profilo dell’ottimismo, col console generale cinese che lo ha rassicurato e ricevuto a Milano due giorni fa, assieme all’assessore Alex Pratissoli che si occupa della partita e che ha già ‘apparecchiato’ le varianti urbanistiche per l’insediamento. Ma il cantiere non parte. Niente ruspe cinesi o americane e neppure super macchine. Del progettone che prevede uno stabilimento produttivo e un centro ricerca e sviluppo (più una pista-prove) si sa poco col piano industriale mai svelato alla città.

Eppure i ‘facili’ alibi per lo slittamento, ci sarebbero. Dal caro energia fino a materiali e trasporti (ma è davvero un problema per chi punta al mercato luxury?). O la guerra, dato che Usa e Cina non viaggiano certo sulla stessa lunghezza d’onda sul conflitto Russia-Ucraina. Per ora sfrecciano solo rumors e misteri. Dai presunti fondi depositati alle Cayman – emersi nello scandalo Ideanomics – per finanziare l’operazione fino ad un analogo insediamento ‘saltato’ in Germania. Ma anche l’entrata, annunciata un mese fa, nel cda di Li Chongtian, facoltoso imprenditore cinese, che non risulterebbe nella visura camerale. E persino alcuni della sessantina di dipendenti finora assunti che si sarebbero licenziati, svuotando le camere di un relais convenzionato con la start-up, come fatto intendere dalla struttura.

Se le opposizioni politiche, seppur favorevoli alla creazione d’occupazione, chiedono chiarezza e sono pronte ad insorgere, da Silk Faw arriva un secco "no-comment". Nessuno parla, neppure gli scafati manager Katia Bassi (ex Ferrari e Lamborghini) e Amedeo Felisa, già ad al Cavallino Rampante. Ufficiosamente fanno sapere di non smentire il mancato rogito, mostrandosi tranquilli sulle parole di Bonaccini, per loro troppo enfatizzate. E che infine lavorano per risolvere le lungaggini burocratiche, confermando l’obiettivo di metà 2022 per la partenza (e 2023 per sfornare la prima auto, la S9 già presentata a settembre a Milano e poi la Suv7 alla quale sta lavorando lo star designer Walter de Silva).