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Silk Faw Reggio Emilia, il sogno delle supercar diventa un incubo

Oggi scade l’ultimatum della Regione alla joint venture sino-americana. "Investimenti per un miliardo e 5mila posti di lavoro": non c’è niente. Manca il rogito per l’acquisto del terreno, i top manager se ne vanno

A Gavassa le bandiere blu della compagnia sono le sole testimonianze del progetto

Reggio Emilia, 25 luglio 2022 - Dopo un anno e mezzo si sente solo l’eco delle promesse nella Motor Valley emiliana. Del rombo delle hypercar elettriche sportive di lusso targate Silk-Faw nessuna traccia. Oggi sarà il d-day per la joint venture sino-americana chiamata – con le spalle al muro – a svelare una volta per tutte se intende concretizzare l’approdo a Reggio Emilia annunciato nella primavera 2021.

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A Gavassa, dove sarebbe dovuto sorgere lo stabilimento produttivo, ci sono solo alcune bandiere blu col nome della compagine, piantate solo per gentile concessioni dei proprietari dell’area. Sì, perché il rogito non è mai stato perfezionato. Persino la stampa cinese ora stronca l’operazione. "Per costruire un’auto, bisogna prima costruire un edificio. Per costruire un edificio bisogna prima procurarsi il denaro…", le pillole, in stile Confucio, riportate da Seek Auto , quotato mensile di settore in Oriente. I segnali non sono positivi e oggi, a meno di colpi di scena, potrebbe essere messa la parola fine al progetto, rimodulato o rimandato.

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Eppure la partenza era da pole position. Nell’aprile di un anno fa, il roboante annuncio: "Silk-Faw sceglie Reggio Emilia", bruciando la concorrenza di Modena dove c’erano altri terreni appetibili. La politica si frega le mani. Il sindaco Luca Vecchi gongola: "Da oggi anche Reggio entra nella Motor Valley e dirà la sua nella terra di Ferrari, Maserati, Lamborghini…". Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini gonfia il petto: "Abbiamo messo insieme americani e cinesi. Meritiamo il Nobel per la Pace…", battuta che sarà ricorrente anche nelle uscite pubbliche di Vecchi. Entrambi sono tranquilli, perché il regista ‘occulto’ è Romano Prodi che sulla via della Seta ha saputo stringere da sempre rapporti politici ed economici. Affare ceralaccato anche dall’allora governo giallorosso, con proclamazione in pompa magna del sottosegretario agli Esteri, Manlio di Stefano del M5s.

Ma non solo parole e diplomazia, anche numeri: "Tre stabilimenti in uno: produttivo, ricerca e sviluppo, in un’area pari a 30 campi da calcio. E una pista per collaudi. Un investimento da un miliardo di euro e 5mila posti di lavoro". Sale sul carro anche Confindustria, garantendo per la ricerca di personale specializzato in sinergia con l’università per avviare corsi dedicati all’automotive. A giugno 2021 viene svelato il rendering dello stabilimento. E poi il primo prototipo di autovettura ‘made in Reggio’, a marchio Motor Valley: la Hongqi S9, presentata ai saloni di Milano e Ginevra. Altra chicca: alla forma ci pensa lo star designer Walter de Silva. "Sarà prodotta a inizio 2023". Arrivano anche gli ingaggi dei top manager Roberto Fedeli e Amedeo Felisa (ex Ferrari) e Katia Bassi (ex Lamborghini). La politica stende i tappeti: la Regione con un contributo da 4 milioni, il Comune accelera le pratiche urbanistiche, poi rilancia: "Realizzeremo un casello autostradale dedicato". Sul modello Philip Morris a Valsamoggia (non a caso l’intermediario dell’affaire Silk-Faw è stato il reggiano Eugenio Sidoli, ex a.d. della multinazionale del fumo).

Ma a inizio 2022 cominciano i problemi. Il rogito ancora non c’è e il cantiere non decolla. Qualche dipendente comincia ad andarsene, alcuni fornitori non sarebbero stati pagati e la filiera di settore sospetta che in realtà Silk-Faw pensi solo a portarsi via il ‘know-how’. I rapporti tra le teste della compagine (gli americani della Silk-Ev e i cinesi di Faw) si sbriciolano. Chi mette i soldi? Poi scoppia la guerra Russia-Ucraina, la geopolitica si complica e il caro prezzi è la mazzata finale. Jonathan Krane, il venture capitalist americano, dice che va tutto bene e che "si sta lavorando per risolvere le difficoltà, ma si procede col piano d’investimenti". Ma "quale piano?", insorgono i sindacati che chiedono invano dettagli. Le perplessità proseguono, dai fondi nelle Isole Cayman che avrebbero dovuto finanziare l’operazione, il rogito che continua a essere rinviato e un’operazione simile naufragata in Germania anni fa in sinergia con Volkswagen. Ma soprattutto l’addio dei top manager: Felisa e Fedeli vanno in Aston Martin, Theo Janssen in Ferrari. Il sindaco Vecchi prova a metterci una pezza e vola dal console cinese a Milano per chiedere garanzie. Viene concesso altro tempo, ma Regione e Comune innestano la retromarcia: "Niente soldi pubblici e niente ok ai lavori finché non si firmerà il rogito". Due settimane fa l’assessore regionale all’economia Vincenzo Colla lancia l’ultimatum definitivo che scade oggi. La figuraccia è dietro la curva. Per tutti, Silk-Faw e politica. E per Gavassa, il sogno di diventare una ‘piccola Maranello’, svanisce ancor prima di srotolare la bandiera a scacchi.