Reggio Emilia, 27 agosto 2022 - "Pagateci gli stipendi". Una lettera di messa in mora è partita da 17 dipendenti nei confronti di Silk-Faw. I lavoratori lamentano la mancata retribuzione dellle mensilità di giugno e luglio.
"Silk-Faw non paga l’affitto al Tecnopolo"
I professionisti assunti dalla joint-venture sino-americana – che lavorano tutti con mansioni riguardanti lo sviluppo delle supercar totalmente elettriche e sportive di lusso – si sono rivolti a uno studio legale per richiedere i pagamenti. Gli avvocati hanno inviato tutto all’azienda, sulla quale indaga la Procura di Reggio. La pm Piera Cristina Giannusa ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, affidando l’inchiesta alla guardia di finanza.
Gli accertamenti vertono su ipotesi di reato di natura fiscale nei confronti della joint venture nata dagli americani di Silk e dal colosso dell’automobile cinese Faw, la quale ha annunciato oltre un anno fa di voler approdare nella Motor Valley emiliana. Promesse non mantenute, a partire dal rogito mai perfezionato per il terreno di Gavassa dove sarebbe dovuto sorgere il maxi stabilimento produttivo per realizzare le hypercar elettriche di lusso sportive. Fino ai tremila posti di lavoro diretti (e cinquemila indiretti) assicurati in pompa magna, con tanto di garanzie pubbliche.
Interessante la risposta fornita dall’amministratore delegato di Silk-Faw, Giovanni Lamorte. "Comprendiamo benissimo il malessere degli assistiti – si legge – Tant’è che tutti i dirigenti delle società hanno rinunciato al pagamento delle loro ultime quattro mensilità a favore di tutti gli impiegati per favorirli e cercare di diminuire tale malessere". Inoltre – continua la missiva – "la società è una start up e quindi gli unici finanziamenti provengono da una ricerca fondi sul mercato che ha tempi che in certi casi mal si sposano con dei progetti aziendali ambiziosi come il nostro. Gli attivi della società non sono abbastanza capienti per coprire debiti prioritari rispetto agli stipendi".
Parole scritte da uno dei vertici della joint venture, che palesano le difficoltà economiche del progetto, tanto da non riuscire a far fronte al libro paghe. E addirittura il dirigente amministrativo chiede di sospendere la causa, "pregando" i legali dei lavoratori "di non voler procedere ad alcuna azione allo scadere delle tempistiche indicate (tra inizio e metà settembre, ndr), in quanto sarà cura dell’azienda in via prioritaria saldare quanto dovuto a tutti i dipendenti appena arriveranno i fondi necessari".
E infine un’ultima dichiarazione che assomiglia quasi ad un appello di supplica.
"Il solo fine di perseguire attraverso il ricorso all’autorità giudiziaria al recupero dei crediti è quindi quello di portare al fallimento della società senza alcun beneficio per i suoi assistiti. Immagino che questo non sia l’obiettivo dei vostri assistiti, ossia di creare un danno non solo a se stessi, ma anche a tutti i colleghi".
Non sarebbe la prima volta, stando a quanto raccontano i dipendenti, che gli stipendi tardino ad arrivare. Inoltre, dietro all’addio di tanti top manager che si sono susseguiti in questi mesi (da Roberto Fedeli ad Amedeo Felisa fino al capo della connettività Theo Janssen e per ultimi anche Carlo Della Casa e Davide Montosi i quali hanno avuto parentesi lampo nel quadro dirigenziale) dipenderebbe anche dal mancato pagamento degli stipendi. E per stessa ammissione dell’a.d., gli attuali manager avrebbero quattro mensilità arretrate.
Così come tanti dipendenti si sono già licenziati. Ma nonostante questo, l’azienda continua a tenere aperte sul proprio sito diverse posizioni per assunzioni. Così come l’azienda insiste sul fatto che l’operazione per realizzare il maxi stabilimento di Gavassa, verrà portato a termine. Alla luce di queste ultime novità, le perplessità restano forti.