
Reggio Emilia, 4 aprile 2025 – “La preoccupazione per i dazi americani è forte, ma è vero anche che nel corso degli ultimi anni l’attività svolta dai Consorzi del Parmigiano-Reggiano e del Grana Padano ha rafforzato molto l’immagine del prodotto nei confronti dei consumatori americani lavorando sul Premium e sulla qualità. Quindi mi auguro che l'impatto possa essere meno forte di quello che è stato nel passato, nel 2018”. Lo afferma Michele Fochi, direttore generale di Ambrosi e Nuova Castelli, che oggi a Reggio Emilia, insieme al direttore export Mauro Frantellizzi, ha fatto il punto dell’andamento della multinazionale e della divisione Italia.
Primo gruppo lattiero-caseario al mondo, e primo produttore mondiale di formaggi, primo produttore di Dop e decimo gruppo alimentare globale, Lactalis vanta 29,5 miliardi di fatturato cui il 53% fatto in Europa.
Oltre il 40% della produzione di Lactalis Italia è destinata ai mercati internazionali (pari al 16% dell’export caseario nazionale). Si tratta di oltre 106mila tonnellate di formaggi distribuiti sui marchi come Galbani, Parmalat, Zymil, Vallelata, Castelli e Ambrosi.

Un osservatorio privilegiato sulle possibili ricadute dei dazi al 25% sui produttori nostrani.
"Le misure di Trump non agevolano tutte quelle aziende come la nostra che esportano sui mercati internazionali perché significano fondamentalmente inasprire le relazioni commerciali - prosegue Fochi -. Mi auguro sinceramente che, anche a livello di sistema politico complessivo, ci siano orientamenti veloci che permettano riequilibrare la situazione”.
Auspica un intervento più a livello italiano oppure europeo? "Uniti si ha più forza. A livello di sistema italiano si dovrebbe lavorare per convogliare le forze a livello europeo per bilanciare una potenza come quella statunitense. Noi stiamo leggendo questa novità come Parmigiano-Reggiano o Grana Padano, ma lo stesso problema lo hanno tutti gli altri Paesi con prodotti diversi, più o meno tipici, come i vini francesi. Affrontare i dazi in maniera singola diventerebbe ancora più dura".
L’impatto sarà maggiore sulle Dop o sugli altri prodotti? "Sarà pesante su tutti i prodotti, anche se il Parmigiano e il Grana sono quelli maggiormente esportati e saranno i primi che ne risentiranno"
Frantellizzi, con quali strategie contrastare i dazi? "Stiamo già parlando con la nostra filiale americana, ma è un po' prematuro perché la discussione in questo momento è così alta a livello politico che non sappiamo bene come si svilupperà. Potrà essere la dialettica tra Europa e Stati Uniti a portare ad una sintesi diversa da quella che abbiamo visto oggi. Ciò che noi stiamo cercando di fare è verificare se riusciamo ad assorbire una parte di quel costo per non far arrivare tutto al consumatore".
Riuscirete a ridurre i costi? "Sì, possiamo decidere di guadagnare meno ma sarà inevitabile che comunque una parte arriverà al consumatore: non posso azzerare i rincari o addirittura andare in perdita. Nel 2018 con i primi dazi di Trump il prodotto costò di più a scaffale, e ci fu un calo del 18% delle vendite. Un aspetto interessante è che, quando poi Biden sospese i dazi, il mercato riprere le perdite ed è cresciuto. Era come se negli Usa avessimo perso un anno.
Quale è l’attuale andamento del mercato globale di Lactalis Italia? "Di crescita su tutti mercati. Dobbiamo essere orgogliosi perché il Made in Italy sta affermando sempre di più in tutti i Paesi. C’è fame d’Italia".
Il consumatore americano benestante non sarà in grado sostenere i rincari a fronte della qualità del Parmigiano-Reggiano e delle altre dop? "Non penso, perché c’è anche un problema psicologico. I nostri prodotti costano già un po’ di più: se un prodotto che oggi costa 40 €/kg supera una certa soglia, ad esempio passa a 60, si può avere un impatto soprattutto se è affiancato da un prodotto domestico che ha già un prezzo minore. Negli Stati Uniti esistono ad esempio il Parmigiano e il Gorgonzola domestici, prodotti in Wisconsin. In generale pensiamo che i domestici di solito aiutino anche a sviluppare i nostri mercati. La dimostrazione l'ha data il Pecorino Romano: nonostante ci sia un Pecorino Cheese, oggi è l’export dell’originale negli Usa è del 50% della sua produzione. Non siamo per la demonizzazione dei prodotti domestici: possono convivere se sono assolutamente legittimi, se non ingannano il consumatore. E sempre che noi si abbia il giusto premio. È chiaro che nel momento in cui si introducono i dazi, la convivenza pacifica può diventare difficilmente sostenibile".