FRANCESCA CHILLONI
Economia

Allarme a Reggio Emilia: decine di aziende in crisi. L’sos dei sindacati

A rischio centinaia di posti di lavoro nel settore metalmeccanico. Sindacati e associazioni datoriali chiedono al Governo l’apertura di un Tavolo nazionale in cui si approntino strumenti in deroga alle leggi che regolano gli ammortizzatori sociali del comparto (Fsba)

Sindacati e associazioni datoriali riuniti per chiedere aiuto al Governo contro la crisi

Sindacati e associazioni datoriali riuniti per chiedere aiuto al Governo contro la crisi

Reggio Emilia, 6 dicembre 2024 – La crisi dell’automotive e più in generale della metalmeccanica sta avendo un impatto devastante in provincia di Reggio Emilia e in particolare nel settore dell’artigianato, con il rischio della chiusura di decine di aziende e la perdita di centinaia di posti di lavoro tra maestranze altamente specializzate.

La situazione è così drammatica che per la prima volta i sindacati delle tute blu Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e le associazioni di categoria imprenditoriali Cna e Lampam Confartigianato si sono uniti per lanciare un Sos al Governo, chiedendo l’apertura di un Tavolo nazionale in cui si approntino strumenti in deroga alle leggi che regolano gli ammortizzatori sociali del comparto (Fsba), che anni limiti molto evidenti. Dall’inizio dell’anno sono oltre 1500 i lavoratori dell’artigianato che hanno utilizzato il Fsba.

Le imprese artigiane reggiane che attualmente ricorrono al Fondo sono 127, con oltre mille addetti; dall’inizio dell’anno sono state oltre 200. Dal 2023 al 2024 le richieste di Fsba sono quadruplicate: +319%. Ed in questo momento 31 di aziende - pari a circa 180 addetti - sono arrivate all’ultimo mese di ammortizzatori sociali. "Da gennaio questi rischiano di chiudere, licenziare e lasciare a casa tutti. Ma sono i primi: attualmente la Fsba per l’artigianato copre per 130 giornate, circa 6 mesi, quando invece la cassa integrazione ordinaria e straordinaria per l’industria copre per tre anni", sottolinea il segretario Fiom Simone Vecchi. "La crisi iniziata ad inizio 2023, aggravata nel 2024, oggi abbiamo già aziende alla canna del gas. Gennaio potrebbe essere per molte di loro l’ultimo miglio". Sono le prime, ha aggiunto Azio Sezzi, direttore Cna. Ma potrebbero essere la palla di neve che origina una valanga con gravi ricadute sociali.

"L’artigianato emiliano-romagnolo ha un ente bilaterale paritetico imprese-sindacato, Eber, che eroga prestazioni in forma mista con l’Inps, anche la Fsba - ha detto Matteo Vezzani di Confartigianato - È uno strumento virtuoso che esiste da oltre 20 anni. Ma ora il Fsba sta terminando la sua naturale possibilità di sostegno alle aziende e ai lavoratori". Il tutto in un quadro di crisi della Germania, che ricade sull’export reggiano dell’industria metalmeccanica, uno dei pilastri dell’economia locale, ed a cascata sui suoi fornitori e controterzisti. I segnali di controtendenza non ce ne sono. Urge dunque, come hanno sottolineato Jacopo Scialla, segretario provinciale Uilm, e Alessandro Bonfatti, suo corrispettivo in Fim, che sia ampliata la finestra temporale che il Fondo copre e siano introdotte delle snellezze burocratiche per potervi accedere, per evitare che quando arriverà la ripresa, sul campo battaglia ci siano i resti di tante aziende virtuose e che molte maestranze con un know how senza pari si ricollochino in altri settori.