Reggio Emilia, 6 dicembre 2024 – Più senso del bene comune, più consapevolezza, più verde, responsabilità e tenerezza. Sono le esortazioni che provengono da Escif, in mostra ora allo Spazio C21, fino all'8 dicembre con finissage, con il progetto 'Sorry for Fukushima'. Un lavoro di critica e denuncia sociale dell'intellettuale e street artist (1978), nato a Valencia. Una Valencia lacerata dalla tragedia di un'alluvione, un mese fa, senza precedenti, costata 220 morti ca. e oltre 120mila sfollati, ma indomita nel popolo e oggi al centro di una titanica ricostruzione, con gigantesche ripercussioni economiche e politiche. Una città madre di talenti, pensiamo anche a Santiago Calatrava. Escif e sua famiglia stanno bene, ma è indubbio che la coscienza dell'artista estremamente sensibile alle cause ambientaliste e ai disastri climatici, per giunta nella sua città, ne sia uscita più scossa che mai.
L'artista spagnolo ha trascorso l'estate in residenza artistica a Reggio producendo gran parte degli acquerelli, tele e sculture che vediamo esposti, per infondere, alla fine, una prospettiva più positiva e fiduciosa sul nostro futuro. Noto per un alfabeto visivo inconfondibile, Escif è laureato in Belle Arti e specializzato in Arte Pubblica e per oltre vent'anni ha portato i suoi 'interventi murali' in spazi non autorizzati in tutto il mondo. Ha collaborato con Saatchi Gallery di Londra (2023), Perrotin di Shangai (2023) e nel 2015 con Banksy al progetto Dismaland. Definito egli stesso da molta critica il Banksy spagnolo, Escif considera fare 'arte' un’esplorazione e un’investigazione motivata dall’esigenza di schierarsi, condividere e aggregare. Le sue immagini 'fermano', sofisticate nella qualità pittorica ed efficaci nel trasmettere il concetto.
Qual è l'incipit della mostra reggiana ?
Il disastro di Fukushima dell’11 marzo 2011: un terremoto di magnitudo 9.0 e il conseguente tsunami che hanno provocato un collasso di dimensioni devastanti nella centrale nucleare di Fukushima. Le conseguenze di questo disastro continuano a essere una delle principali preoccupazioni in termini di sicurezza e gestione ambientale. Il tema del nucleare è di nuovo una priorità nell’agenda di molti Stati.
Quale impulso la muove a dipingere ?
Seguo l'intuito e solo successivamente riesco a capire qualcosa. L'arte rompe i miei schemi di pensiero.
Quindi non sa dove potrebbe condurla il suo lavoro ?
Mai. È sempre un tramite. Proprio durante la mia produzione emergono risultati inaspettati. Mi piace molto la condivisione di reazioni ed emozioni a ciò che espongo, perché quasi mai produce il medesimo significato nelle persone.
Ama mettersi in gioco…
Una prima parte del progetto espositivo che porto qui verte su questo. L'essere venuto a dipingere a Reggio Emilia. Passeggiavo per le strade prendendo nota delle scritte sui muri. Un modo di ascoltare quello che la città racconta. Allora intuitivamente ho creato combinazioni fra le scritte e immagini mie, sulla falsariga dei poster del 1968.
Qual è il senso dell'operazione ?
Non conosco il significato dei testi, perciò sono sicuro che la gente del posto abbia una visione più profonda storicamente della mia. In questo consiste il mio recupero delle parole. La possibilità di creare un inedito, abbinando un'immagine totalmente altra rispetto al senso originario con cui sono nate certe espressioni dei giovani del luogo.
Il sottotesto del suo progetto è “qual è il mondo che stiamo lasciando alle prossime generazioni ?”
Sì, è come se mi rivolgessi al mio bambino di 5 anni. Mi riferisco agli 'Internet drawings': siamo bombardati di miliardi di immagini, ma non arriviamo davvero a capire niente poiché ne siamo fruitori attivi e passivi. Il prezzo da pagare per tutta questa mole di informazioni sono i boschi bruciati, poiché questa energia è prodotta attraverso gas e materiali provenienti dai tubi di scappamento... Pezzi di natura compromessa, tonnellate di energia che costa e si consuma di continuo. A che pro ?
Ha collocato anche uno 'Still life' che comprende sculture in resina epossidica, in cui lei rappresenta dei muri, tipici a Valencia. Di che si tratta ?
Sono porte che appartengono al corpo dei pompieri le cui manichette vengono scritte e riscritte di continuo. Da un censimento di queste strutture, ne ho selezionate tre e riprodotte con resina epossidica, per donar loro la tridimensionalità. Mantenendo vivo qualcosa che va a morir. Come i fossili incapsulati all'interno dell'ambra.
Dulcis in fundo – ma è un'illusione – il riferimento a una favola senza tempo…
Lili e il Vagabondo osservano una tela ad olio che rappresenta l'esplosione di una bomba termica. Il principio è quello prima enunciato: che cosa stiamo lasciando ai nostri figli ? Trovo interessanti i modi studiati per spettacolarizzare la guerra, “Vedete, siamo i più grandi. Abbiamo la bomba”. All'esterno, invece, un giardino leggero con l'intervento di mio figlio. I suoi segni sulla facciata si connettono con le opere all'interno.