GABRIELE GALLO
Cultura e spettacoli

Galimberti: “L’etica non riesce più a stare al passo della tecnica”

Tutto esaurito alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia per l’incontro con il filosofo: “La tecnica non è più un mezzo per realizzare nobili obiettivi dell’uomo, ma essa è il Mondo a cui anche l’uomo, divenuto mero mezzo, deve piegarsi”

Il filosofo Umberto Galimberti

Il filosofo Umberto Galimberti

Reggio Emilia, 3 settembre 2024 – La tecnica oggi è più forte della natura e dell’etica, non si può fermare. Non è più un mezzo per realizzare nobili obiettivi dell’uomo, ma essa è il Mondo a cui anche l’uomo, divenuto mero mezzo, deve piegarsi. Uno scenario da brividi quello che il notissimo filosofo Umberto Galimberti ha dipinto, lunedì sera, al Festival nazionale dell’Unità, tenendo una delle sue ormai celebri lezioni intitolata, per l’appunto, “L’Uomo nell’età della tecnica”.

Tutti pieni i posti a sedere per l’evento (a pagamento, 35 euro) nell’Arena dell’Iren Green Park, dal cui palco Galimberti è intervenuto di fronte a una platea attenta e con numerosa presenza giovanile. Partecipato anche il consueto rito del ‘firmacopie’, sia prima che dopo la kermesse, al bancone dove erano esposti in vendita le tante opere scritte negli anni dal professore di Monza, che sono andate rapidamente esaurite, tanto da costringere i volontari a recuperarne ulteriori copie alla libreria della festa.

Dal punto di vista dei contenuti Galimberti, partendo dalla nota tragedia dell’autore greco Eschilo "Prometeo incatenato” e dal noto mito annesso, in seno alla quale si poneva la domanda: “E’ più forte la tecnica o la natura?”, oggi non ha dubbi: “Se un tempo era più debole delle leggi naturali, oggi è la Tecnica a dominare” e se nei tempi antichi l’essere umano singolo era una funzione mentre l’interesse della specie era il fine, e non c’era alleanza tra individuo e specie oggi, rimarca il filosofo, “l’Uomo ha valore solo come strumento”.

E se analizzando il Medio Evo si toglie Dio "di quell’epoca non si capisce nulla”, come oggi sarebbe incomprensibile il nostro mondo “togliendo la Tecnica e il Denaro”; tuttavia questo, ha precisato Galimberti, e con tono amaro: “è la base del nichilismo giovanile” riassumibile sinteticamente nel concetto:"se sono inutile al mondo, perché ci resto?”.

L’altra conclusione, che gli addetti ai lavori definirebbero pessimista, è una conseguenza della precedente: “L’Etica non riesce più a stare al passo della Tecnica, per quanti comitati bioetici possano esistere, se una cosa si può fare, prima o poi verrà fatta, ormai la Tecnica è infermabile”.

Con conseguenze anche sulla Politica: “Essa non è più il luogo della decisione, perché guarda solo all’Economia, e l’Economia si affida alle risorse tecnologiche per definire i suoi principi”.

Terribile la chiosa finale, ove Galimberti cita un pensiero di Gunter Anders, allievo di Heidegger: "Il nazismo è stato un teatrino di provincia rispetto all’Età della Tecnica che, nei fatti, è l’applicazione estrema del nazismo”.